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Vecchio 10-01-2014, 12.27.11
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Predefinito Marchionne: "Ecco il futuro della Fiat"

DOTTOR MARCHIONNE, la settimana scorsa la Fiat si è comprata tutta la Chrysler, ha cambiato dimensione e identità e lei non ha ancora detto una parola. Cosa succede?
"Quel che dovevo dire l'ho scritto il giorno dopo la firma ai 300 mila dipendenti del gruppo, insieme con John Elkann. Adesso dobbiamo soltanto lavorare perché questo sogno che abbiamo realizzato, e che io inseguivo dal 2009, si metta a camminare, anzi a correre, e produca i suoi effetti".

FOTO La storia di un manager

Si ricorda come è incominciato tutto?
"Sì. Avevamo un accordo tecnologico con Chrysler, un'intesa di minima, e mi sono accorto che non serviva a niente, perché non produceva risultati di qualche rilievo né per Fiat né per gli americani. È stato allora che l'idea ha cominciato a ronzarmi per la testa. Un'idea, non un progetto. Diceva così: o tutto o niente. O posso entrare nella gestione e prendermi la responsabilità delle due aziende, oppure perdiamo tempo".

FOTO Le strategie fino all'acquisizione della Chrysler

E poi?
"Poi è arrivato il piano. La chiami
fortuna, istinto, visione, quel che vuole. Resta il fatto che in quel momento di crisi spaventosa abbiamo visto nei rottami dell'industria automobilistica americana la possibilità di far rinascere una grande azienda in forma completamente diversa. E l'America ha creduto nelle nostre idee e ci ha aperto le porte".

Vuol dire che soltanto in America sarebbe stata possibile un'operazione di questo tipo?
"Dico che per tante ragioni storiche e culturali noi europei siamo condizionati dal passato, l'idea di chiuderlo per far nascere una cosa nuova ci spaventa. Da loro no: c'è una disponibilità quasi naturale verso il cambiamento, la voglia di ripartire".

FOTO I modelli del rilancio / Marchionne, pensieri e parole

Meno vincoli e meno dubbi?
"Se porti un'idea nuova, in Italia trovi subito dieci obiezioni. In America nello stesso tempo trovi dieci soluzioni a possibili problemi. E poi è arrivato Obama".

Che ha creduto subito al suo progetto?
"Aveva l'obiettivo di salvare quelle aziende. La nostra fortuna è stata di poter trattare direttamente con il Tesoro, con la task force del Presidente, non con i creditori di Chrysler, come voleva la vecchia logica. Se no, oggi non saremmo qui".

L'amministrazione vi ha sempre sostenuti?
"Abbiamo scoperto che il nostro piano era più prudente del loro. Ma la seconda fortuna è stata che il mercato è ripartito prima del previsto, gli Usa oggi sono tornati a produrre 15 milioni di veicoli, la cura che abbiamo fatto a Chrysler funziona, noi ci siamo, tanto che la Jeep non ha mai venduto tante macchine come nel 2013, cioè 730 mila".

Questo basta per mettere Chrysler al riparo?
"Guardi che in America il mercato c'è ma è difficile, la competizione è durissima. Ma nelle vendite retail lo scorso anno Chrysler è cresciuta negli Usa più degli altri due big, Ford e Gm. Siamo il quarto produttore americano, perché in mezzo si è infilata Toyota. Quindi c'è molta strada ancora da fare, ma siamo in cammino. E meno male che l'istinto aveva visto giusto nel 2009, perché un'occasione così si presenta una volta sola nella vita: non accadrà mai più".

Un piccolo non potrà mai più comprare un grande grazie alla crisi?
"Abbiamo sfruttato condizioni irripetibili. È vero che normalmente il sistema americano è capace a digerire la bancarotta e a assicurarti le condizioni finanziarie per ripartire, perché il Chapter 11 negli Usa ti lava la macchia del fallimento. Ma quando siamo arrivati noi il sistema digestivo delle banche si era bloccato, ed ecco che abbiamo potuto negoziare direttamente con il governo, cosa mai accaduta prima".

Un negoziatore più facile perché politicamente interessato al risanamento aziendale?
"Mica tanto facile. Continuavano a dirmi che la Fiat doveva metterci la pelle, cioè i soldi. Ho avuto la faccia tosta all'inizio di dire no. Avevamo studiato bene le ceneri dell'automobile americana, sapevamo che il rischio era altissimo. Se vuoi, rispondevo, metto in gioco la mia pelle, vale a dire reputazione e carriera, ma la Fiat no. Nemmeno un euro".

Perché hanno accettato?
"Tenga conto che stiamo parlando della tragedia del 2009, quando i manager uscivano per strada con gli scatoloni perché le aziende chiudevano, quando la quota di mercato di Chrysler era precipitata al 6 per cento, non so se mi spiego. Certo, ogni tanto mi arrivava un messaggio dal mio partner al Tesoro: secondo te, questa rotta si sta invertendo? Bene, si è invertita. Abbiamo restituito al governo Usa tutti i soldi che aveva messo in Chrysler, 7 miliardi e mezzo di dollari, abbiamo ripagato tutti e dopo l'accordo con Veba non dobbiamo più niente a nessuno. A questo punto, ci siamo comprati il resto dell'azienda. Chrysler ha trovato un partner".

Direi un padrone, no?
"Direbbe male. La nostra non è una conquista, è la costruzione di un insieme. Ho scritto una lettera riservata al Gec, il Group Executive Council, cioè gli uomini che gestiscono il Gruppo, e ho detto che quello di Fiat-Chrysler è per me un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma soprattutto un sogno di integrazione culturale tra due mondi".

Non vi sentite padroni di Chrysler, dunque?
"Qualcosa di più, di meglio. Abbiamo creato una cosa nuova. E da oggi il ragazzo americano che lavora in Chrysler quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra. Poi, certo, se quando sono arrivato qui mi avessero detto che saremmo diventati il settimo costruttore del mondo, mi sarei messo a ridere. Capisco anche che in questi anni qualcuno ci abbia preso per pazzi. Per fortuna gli azionisti hanno creduto nel progetto e lo hanno appoggiato. John è venuto subito a Detroit, ha capito il potenziale dell'operazione e l'ha sostenuta fino in fondo".

Lei sa che su questo successo americano c'è il sospetto che sia stato costruito a danno dell'Italia, delle sue fabbriche e dei suoi operai. Cosa risponde?
"Che è vero il contrario. Questa operazione ha riparato Fiat e i suoi lavoratori dalla tempesta della crisi italiana ed europea, che non è affatto finita. Non solo: ha dato la possibilità di sopravvivere all'industria automobilistica italiana in un mercato dimezzato. Altrimenti non ce l'avremmo più. E invece potrà ripartire con basi, dimensioni e reti più forti".

Lei dopo la firma è ottimista, ma proprio oggi il Financial Times le fa notare che 4,4 milioni di vetture prodotte da Fiat- Chrysler sono appena la metà di Toyota, e l'accusa di essere un abile negoziatore ma non un costruttore, un uomo d'automobili. Come si difende?
"Se adesso che ho Chrysler valgo mezza Toyota, quale sarebbe il mio valore senza l'America? Quanto alle automobili, al salone di Detroit 2011 abbiamo presentato 16 nuovi modelli tutti insieme. E aspettiamo il nuovo piano Alfa Romeo, per favore, prima di parlare".

Però Moody's non ha aspettato, e ha già minacciato il downgrade Fiat per i troppi debiti e la poca liquidità dopo l'acquisto di Chrysler. Chi ha ragione?
"Capisco il loro ragionamento, ma ricordo che nel 2007 arrivammo a zero debiti, prima che scoppiasse quel bordello nei mercati. Bisognerà vedere con il piano di aprile dei nuovi modelli dove si posizionerà il debito. Io non sono preoccupato, proprio no".

Ma la strada maestra nelle vostre condizioni non sarebbe un aumento di capitale?
"Sarebbe una distruzione di valore. Ci sono metodi, modelli diversi e innovativi per finanziare gli investimenti".

Come il convertendo da un miliardo e mezzo di cui si parla?
"Lasci stare le cifre. Ma il convertendo potrebbe essere una misura adatta".
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Vecchio 10-01-2014, 12.27.23
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In un passato recente con il convertendo i banchieri italiani si sentivano già padroni della Fiat, non ricorda?
"Ricordo, anche perché quando venivano al Lingotto mancava solo che prendessero la misura delle sedie. Invece la verità è che siamo qui, pronti a ripartire, ma abbiamo bisogno di soldi per finanziare la ripartenza. Le sembra un discorso troppo esplicito, troppo poco italiano?"

No, se lei però mi dice dove quoterete la nuova società.
"Fiat è quotata a Milano. Poi, andremo dove ci sono i soldi. Mi spiego: dove c'è un accesso più facile ai capitali. Non c'è dubbio che il mercato più fluido è quello americano, quello di New York, ma deciderà il Consiglio di amministrazione. Io sono pronto anche ad andare a Honk Kong per finanziare lo sforzo di Fiat-Chrysler".

Come si chiamerà la nuova società?
"Avrà un nome nuovo".

Quando avverrà la fusione?
"Spero subito, con l'approvazione del Consiglio al dividendo Chrysler di 1,9 miliardi. A quel punto il processo è chiuso, si può partire".

E dove sarà la sede della nuova società?
"Lo decideremo, anche in base alla scelta di Borsa, ma mi lasci dire che è una questione che ha un valore puramente simbolico, emotivo. La sede di Cnh Industrial si è spostata in Olanda, ma la produzione che era qui è rimasta qui".

Lei dovrebbe capire dove nascono certe preoccupazioni. Quando è arrivato in Fiat si producevano un milione di auto in Italia, due milioni dieci anni prima, oggi appena 370 mila su un totale di 1,5 milioni di auto vostre. Come si può aver fiducia nel futuro dell'auto italiana in queste condizioni?
"Se ritorniamo al punto in cui Fiat doveva investire in controtendenza in questi anni di mercato calante, io non ci sto, perché se posso scegliere preferisco evitare la bancarotta. Peugeot ha investito, e oggi si vede che i soldi sono usciti, ma il mercato non c'è. In più bisogna tener conto che le auto invecchiano, e un modello lanciato (e non comprato) durante la crisi sarà vecchio a crisi finita, quando i consumi possono ripartire. No, la strada è un'altra".

Quale, dopo le promesse mancate di Fabbrica Italia?
"Ecco un'altra differenza tra Italia e America. Là quando cambiano le carte si cambia gioco, tutti d'accordo, qui avrei dovuto mantenere gli investimenti anche quando il mercato è sparito. No, la nostra strategia è uscire dal mass market, dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi e il futuro è complicato".

Uscire dal mercato tradizionale Fiat per andare dove?
"Nella fascia Premium, prodotti di alta qualità, con concorrenza ridotta, clienti più attenti, margini più larghi. In fondo abbiamo marchi fantastici e per definizione Premium, come l'Alfa Romeo e la Maserati. Perché non reinventarli?".

E perché non lo avete fatto?
"E lei, mi scusi, che ne sa? Sa della Maserati a Grugliasco, dove lavora gente in guanti bianchi a scegliere le rifiniture in pelle per andare sui mercati del mondo. Ma non sa che in capannoni-fantasma, mimetizzati in giro per l'Italia, squadre di uomini nostri stanno preparando i nuovi modelli Alfa Romeo che annunceremo ad aprile e cambieranno l'immagine del marchio, riportandolo all'eccellenza assoluta".

Allora perché non lo avete fatto prima?
"Mi servivano due cose: la capacità finanziaria, e oggi finalmente Chrysler come utili e come cassa mi copre le spalle, e un accesso al mercato mondiale. Oggi se mi presento con l'Alfa negli Usa ho una rete mia di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il dna italiano".

Dunque mi pare di capire che non venderà l'Alfa Romeo ai tedeschi, è così?
"Se la possono sognare. E credo che la sognino, infatti. L'Alfa è centrale nella nostra nuova strategia. Ma come la Jeep è venduta in tutto il mondo ma è americana fino al midollo, così il dna dell'Alfa dev'essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà mai diventare americano. Basta anche coi motori Fiat nell'Alfa Romeo. Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit: e infatti resterà a casa".

E cosa sarà degli altri marchi?
"Fiat andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinquecento, e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y. Come vede la vera scommessa è utilizzare tutta la rete industriale per produrre il nuovo sviluppo dell'Alfa, rilanciandola come eccellenza italiana".

Lei parla di modelli, parliamo di lavoro. Questa strategia come si calerà negli impianti che oggi sono fermi, o girano con la cassa integrazione, aumentando l'incertezza italiana nel futuro?
"Senza una rete di vendita nei mercati che tirano, far la Maserati ad esempio non servirebbe a nulla. Adesso Chrysler ci ha completato gran parte del puzzle, soprattutto nell'area cruciale Usa-Canada-Messico, dove oggi possiamo entrare con gli stivali mentre ieri dovevamo presentarci con le scarpe da ballerina".

Non è che nell'acquisto Chrysler c'è per caso una clausola di protezione dell'occupazione e della produzione americana?
"Neanche per sogno, sarebbe una cosa tipicamente italiana, che là non è venuta in mente a nessuno".

Parliamo allora delle fabbriche italiane. Quando e come ripartiranno?
"Ecco il quadro. Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico. A Melfi la 500 X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento più adatto al rilancio Alfa Romeo. Mi impegno: quando il piano sarà a regime la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo".

Sta dicendo che finirà la cassa integrazione eterna per i lavoratori Fiat?
"Sì, dico che col tempo - se non crolla un'altra volta il mercato - rientreranno tutti".

Scommettendo sull'Alfa e sulle auto Premium lei scommette sul dna italiano dell'auto: ma ha ancora corso nel mondo, con la crisi del nostro Paese?
"La capacità italiana di produrre sostanza e qualità, di inventare, di costruire è enormemente più apprezzata all'estero che da noi. Il carattere dell'automobile italiana esiste, eccome. Tutto ciò è una ricchezza da cui ripartire. Noi siamo pronti. Ma se continuiamo a martellarci i piedi, invece di puntare al meglio, finirà anche questa storia".

Ma cos'è il meglio, in un Paese che perdendo il lavoro sta perdendo anche la coscienza delle sue potenzialità, dei doveri e dei diritti?
"È aprirsi al mondo, trovarsi spazio nel mondo, non chiudersi in casa, soprattutto quando intorno c'è tempesta. Fiat ci prova. Ho scritto ai miei che possiamo concorrere a dare forma e significato alla società del futuro. Anche per me arriverà il giorno di lasciare. Ma intanto, dieci anni dopo, è una bella partita".

sto gioendo come un pupo
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  #3  
Vecchio 13-01-2014, 17.23.08
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Salve Alfisti, ecco le ultime di Marchionne (( Estratto di alcuni passagi per noi interessanti (spero) dall'intervista))::

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lunedì 13 gennaio 2014
Detroit 2014, Marchionne: "Io, la Ferrari, il nome..."
L'a.d. di Fiat Group comunica al Salone NAIAS di Detroit la sua permanenza all'interno della società "… almeno per i prossimi tre anni…". Tra i "mezzi" annunci del manager italiano, le future Alfa Romeo che potrebbero essere equipaggiate con motori Ferrari e il nuovo nome del Gruppo, che comprenderà di certo la parola Chrysler ma anche la parola Fiat. Forse.
di Pasquale Di Santillo

- Cosa succederà nei prossimi dodici mesi?
“Dopo il perfezionamento, l’operazione nel suo complesso andrà al consiglio Fiat del 29 gennaio. Il piano industriale lo presenteremo a fine aprile. In linea generale la linea di sviluppo strategico del Gruppo è chiara, Sviluppo del segmento premium, riposizionamento e rilancio dell’Alfa, grazie alla capacità di distribuzione della Chrysler”
...
- Quanto serve da investire per il rilancio di Alfa Romeo?
“Ne parleremo ad aprile”

- Programmi di sviluppo collegati alla ripresa del mercato?
“La sfida di Alfa è molto più ampia di quella del mercato italiano, sarà internazionale. Sarei felice che i mercati cinesi continuassero ad andare bene”.
.....
- Qual è il progetto per i lavoratori delle fabbriche italiane?
“Ad aprile annunceremo il piano industriale e diremo dove e cosa faremo. Il piano è quello di far tornare a lavorare tutti i cassintegrati. Mentre in Italia abbiamo capannoni mimetizzati in tutto il territorio dove nostro personale sta lavorando allo svuiluppo dei nuovi modelli dell’Alfa Romeo”
.....
- Cosa chiedereste al governo italiano, per facilitare la ripresa?
“Non saprei cosa risponderle, qualsiasi cosa dicessi sarebbe una richiesta della Fiat. Se non si vendono auto in Italia, non si risolve con le agevolazioni, gli incentivi. Un Governo dovrebbe sempre aiutare il proprio Paese al massimo benessere”

- Dirà lo stesso anche adesso che orienterà la produzione verso il segmento premium con Alfa Romeo?
“Certo, il superbollo come misura fiscale ha avuto un risultato piuttosto mediocre. Questa è una scelta che deve fare il governo se l’esigenza è quella di far crescere il gettito fiscale e invece lo riduce, lo capisce chiunque cosa c’è da fare non c’è bisogno che lo dica io. Ma lo ripeto, la Fiat non chiede niente al Governo”. Interviene Elkann: “Da dieci anni a questa parte l’interazione con la politica è stata positiva anche perché non abbiamo mai chiesto nulla e di questo siamo molto orgogliosi”
.....
- Alfa Romeo non avrà più motori Fiat?
“L’Alfa Romeo è nata con alcune caratteristiche come il suo DNA figlio di motori specifici, credo che per riportare l’Alfa ai tempi del suo successo è necessario riprendere alcuni elementi, tra cui la comunanza di motori e ritornare a modelli e architettura e motori diversi. Con le competenze che abbiamo in Ferrari sarebbe davvero da imbecilli non sfruttare il know how di cui disponiamo. Comunque, fino a quando ci sarò io l’Alfa Romeo continuerà ad essere prodotta in Italia”
.....
- Pasquale Di Santillo (http://www.corrieredellosport.it/mot...+il+nome...%22)
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Saluti,
Sebastiano

Ultima modifica di Sebastiano : 13-01-2014 alle ore 17.27.13.
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  #4  
Vecchio 13-01-2014, 19.17.23
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aggiungo che uno dei capannoni fantasma è la sede della vm di cento, rileggendo il passaggio dei motori specifici per alfa, questo fa ben sperare.

ovviamente su fb già si leggono messaggi funesti che asseriscono che il frutto della cooperazione tra alfa e ferrari-maserati servirà solamente a renderle impossibili per i più e non appetibili per la fasca di clientela orientata ai prodotti del tridente e del cavallino...

mi fermo qui prima di commentare e autobannarmi
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Vecchio 13-01-2014, 22.46.11
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Citazione:
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aggiungo che uno dei capannoni fantasma è la sede della vm di cento...
Non capisco l'utilità di questi "capannoni fantasma". Gli stabilimenti fiat non sono...abbastanza vuoti, per ospitare questi studi!
Citazione:
Originalmente inviato da nuvolari Visualizza messaggio
...rileggendo il passaggio dei motori specifici per alfa questo fa ben sperare
ovviamente su fb già si leggono messaggi funesti che asseriscono che il frutto della cooperazione tra alfa e ferrari-maserati servirà solamente a renderle impossibili per i più e non appetibili per la fasca di clientela orientata ai prodotti del tridente e del cavallino...
Io non ho commentato su fb ma, se per "cooperazione" si intende vestire Alfa delle meccaniche Maser-rrari, mi accodo ai funesti!
Ho ancora in mente la Montreal e la fiat 130, bellissime auto (per l'epoca) nelle loro categorie ma troppo costose, per la classe media e troppo poco appetibili per i più facoltosi!
Ammetto che però, la mia contrarietà, potrebbe essere anche dovuta alla consapevolezza che, se si avverasse la mia "profezia", un'Alferrari, non sarebbe di certo alla mia portata!
P.S.
Per favore, non ti...autobannare, non saprei più con chi incarmi, nel forum!
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Ultima modifica di alfista 62 : 13-01-2014 alle ore 23.02.26.
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Vecchio 13-01-2014, 23.45.46
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bella paolo, non mi autobanno però cerchiamo di ragionare:

profilo a - la Fiat ha rovinato l'alfa riducendola a nulla più di una fiat con il vestito della domenica, abbiamo perso lo stile ed il dna sportivo che ha reso famosa nel mondo la casa milanese. Noi negli anni '60 eravamo superiori a bmw e mercedes ora lottiamo per sopravvivere con le peugeot, che schifo!
Dobbiamo tornare a montare motori alfa e non fiat, dobbiamo avere tp e telai sportivi.


ok!
gennaio 2014 marchionne ad fiat annuncia che in base alle voci degli appassionati, il rilancio alfa, passerà dal famoso polo sportivo alfa maserati ferrari. Oggi non c'è niente di più sportivo del tridente e del cavallino, si parla di portare sulle alfa non motori e telai, ma tecnologia ferrari. Si punta forte ad un recupero della tradizione del marchio milanese e soprattuto si cerca di riesumare il dna sportivo che tanti pseudo alfisti hanno dichiarato "perduto" dopo l'86. il marchio alfa romeo sarà rilanciato con l'obiettivo di vendere nel mondo, strizzando un occhio anche al mercato orientale, se avrà successo il rilancio delle rosse milanesi non ci sarà più cassa integrazione per i lavoratori fiat... ecc ecc potete rileggervelo tranquillamente nei primi due post

cosa leggo ad un paio di giorni da queste dichiarazioni???
Frasi del tipo "non le comprerà nessuno", "nessuno se le potrà permettere", "faranno schifo come ferrari e saranno troppo per essere alfa", "sarebbe stato meglio vendere a vag" e soprattutto "sarebbe stato meglio morire nell'85" (inteso come marchio)...

io, se non dovesse andare bene, mi armerò per bene ed ammazzerò ogni pseudoalfista conservatore del bip che non avendo ne arte ne parte in questo mondo, data la loro inettitudine riescono solo a criticare invidiosi di quello che gli altri hanno e creano con tanto sudore.

Paolo sia chiaro non ce l'ho con te, avrai capito che il mio target sono quei loschi individui che dicono a parole di venerare le alfa "vere" e poi guidano tedesco, credo tu come ognuno di noi abbia avuto a che fare con questa gentaglia...

utente tipo- esce la 155 e la aditano come il male assoluto, perchè sostituisce un mito come la 75. 20 anni dopo, rimpiangono la 155 odiando con tutte le loro forze la mito e la giulietta... gente brutta quella, da evitare come la rogna...


cmq a cento credo stiano sviluppando i motori con tecnologia "ferra-sati" su cerchiamo di essere ottimisti e orgogliosi della nazione che ci ha dato i natali, prima che ci tassino anche questo XD

sognate, che tutto quello che riuscite a sognare, nel momento in cui lo immaginate diventa realizzabile. così nascono le grandi imprese, così è nato il mito alfa!
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Ultima modifica di nuvolari : 13-01-2014 alle ore 23.47.54.
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Ti ringrazio, per non avermi accomunato a quei commentatori che, su fb, sfogano le loro frustrazioni, con commenti anche offensivi, magari nascondendosi dietro un nick name di fantasia e non, come invece faccio io, con il proprio nome e cognome!
Avendo acquistato la mia 155 proprio in sostituzione di una 75, si dovrebbe capire che, almeno all'epoca, non fui scandalizzato dall'acquisizione dell'Alfa da parte della fiat anche se conoscevo molti dei dettagli della...svendita!
D'altronde, la storia non iniziò poi così male. Come ho già scritto da qualche altra parte nel foum, la politica iniziale della fiat, non era affatto male: " Vuoi un'auto economica, sia come prezzo d'acquisto che come costi di gestione? Compra fiat!
Vuoi un'auto lussuosa? Compra Lancia! Cerchi un'utilitaria-berlina sportiva? C'è l'Alfa!
Quello che contesto alla fiat (al Minchionne, in particolare) è di aver fatto morire la Lancia e reso agonizzante l'Alfa, con la scusa della crisi!
Ripeto e non mi stancherò mai di farlo che, se tu mi offri solo un bicchiere d'acqua, io vado dal krukko, che mi dà la possibilità di scegliere tra acqua, vino, birra, aranciata ecc. ecc!
Per il resto...a Fra', che te devo di'? Speriamo bene!
P.S.
Tu continui a difenderlo ma io non mi fido di una persona che, da sola, guadagna quanto 400 e più operai che intanto sono in cassa integrazione, a spese della comunità (ITALIANA) ed il cui capo (?) "ERKAN", dice di essere fiero del fatto che, negli ultimi dieci anni, non ha dovuto chiedere nulla, allo Stato italiano!
Se lo incontrassi gli direi: "A regazzi', tu nun parli mai e, 'gni vorta che lo fai, perdi 'n'occasione pe' stà zitto!
E tutti i miliardi che l'Avvocato, parente tuo, c'ha spillato pe' 'na vita, compreso il "regalo" dell'Alfa?"
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Ultima modifica di alfista 62 : 14-01-2014 alle ore 00.57.43.
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beh diciamo che anche altre case straniere hanno ricevuto sostanziosi aiuti statali, lo stesso Obama ha anticipato un bel pò di soldini per salvare la chrysler, la stessa renault e gruppo psa hanno ricevuto sovvenzionamenti statali, non capisco quale sia il problema, anche perchè quand'era sotto l'iri di soldi statali ne son passati tanti lo stesso...


a Pà, io ti stimo! Sei uno dei pochissimi che riesce a condurre una discussione sull'alfa senza scadere nel solito pressapochismo del "è un'alfiat ed io non la compro, per me l'alfa è morta nel 1986".
Sei capace di riconoscere pregi e difetti di ogni singolo modello e dargli il giusto peso, a differenza dei crucchi che condannano i tubi intercooler che si rompono sulla 147 e minimizzano turbine, frizioni e testate che implodono sulle loro vw.
Non ti nascondo che sto provando ad emulare la tua imparzialità, perchè a volte mi rendo conto che forse sono un pò troppo di parte...


per quanto riguarda la crisi e la gamma risicata, bisogna dar merito a marchionne di aver visto lungo.
Le case francesi che hanno investito moltissimo in tempo di crisi, hanno prodotti invenduti che non sono stati capaci - per la mancanza di possibilità economica - di ammortizzare gli investimenti fatti.
Marchionne ha investito quei pochi soldi che aveva a disposizione in america per due soli motivi:
a- essendo stata la prima nazione ad andare in crisi, teoricamente sarebbe stata la prima ad uscirne, cosa confermata dall'immane sforzo statale messo in atto dal loro governo che è molto serio...
b- aveva bisogno di una copertura finanziaria per rilanciare l'alfa adesso che ce l'ha vedremo... mi rincuora il fatto che aveva promesso la 4c ed adesso è in produzione

per carità anch'io sono incazzato come una bestia, sia per la situazione agonizzante della mia amata alfa romeo e la chiusura della lancia.
Però io non propendo per la condanna definitiva in cassazione dell'operato fiat, mi spiego meglio:

sotto l'egida fiat sono nate le lancia che tutti si ricordano, parlo della stratos, della 037 e della deltona, ecco è proprio questo il problema, la fiat è caduta vittima del proprio successo e questo spiega in parte l'insuccesso di un modello ottimo quale la new delta, peraltro costata un sacco di soldini in investimenti.
Strano che nessuno ricordi le vere lancia come l'aurelia, la flaminia, i camion esatau ed esagamma, cosa vuoi in Italia si legge troppo poco e si parla tanto...

Certamente l'aver alternato prodotti così tanto amati a prodotti meno di successo, ha fatto si che la situazione una minima degenerasse.
è vero anche, che una parte della chiusura del marchio lancia è da riccondurre all'esterofilia del popolo italico, sempre fervido quando si tratta di criticare aspramente i risultati del lavoro altrui e molto propensi a farsi calpestare dalla suola straniera dicendogli anche grazie!


non fatemi esprimere cosa penso veramente dell'italiano medio che è meglio...


in conclusione, ciò non toglie che la fiat abbia la sua buona parte di colpa. sarebbe stato sufficiente credere di più nei bei progetti presentati e forse parleremmo di altro.
- il prototipo fulvia su base barchetta, sarebbe stato ottimo, uso il condizionale perchè mi viene il dubbio che comunque avrebbero avuto da ridire almeno sul nome -

resta il problema insito della natura italiana, alla luce del funerale mediatico che gli appassionati lancia stanno facendo, suggerirei loro di farsi un profondo esame di coscienza, infondo se è successo quello che è successo è anche un pò colpa loro!

vi lascio con uno spiraglio di speranza, com'è resuscitata l'abarth protrebbe accadere anche per Lancia che comunque in "itaglia" resterà vendendo la bellissima y, che se avesse avuto un altro marchio avrebbe fatto il botto sicuro....

ciao
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Per capire un'Alfista bisogna rinunciare alla razionalità e lasciare libero il proprio cuore
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