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LE AUTO IN GENERALE Qui possiamo parlare di auto in generale.

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Vecchio 18-11-2008, 18.24.50
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Predefinito General Motors: notizie economiche e finanziarie

Con la cessione dell’ultimo 3,02 % delle quote alla stessa Suzuki, General Motors ha portato a termine una operazione finanziaria necessaria per fare cassa in questo complicatissimo scenario di mercato di fine 2008.

Suzuki è quindi uscita dall’orbita GM ma restano aperte collaborazioni, sopratutto nei mercati emergenti. L’operazione ha avuto un costo di 180 milioni di Euro e sancisce la fine di un rapporto iniziato nel 1981, quando General Motors acquistò il 20% di Suzuki, sceso al 17% nel 2006.


Fonte AutoBlog
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Vecchio 25-11-2008, 15.11.09
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Predefinito GM sull'orlo dell'amministrazione controllata

La situazione dell’industria automobilistica americana, in particolar modo per la General Motors, da difficilissima si e’ fatta ormai drammatica. Gia’ da anni in grave declino per fattori strutturali e concorrenziali che mai sono stati affrontati in via definitiva, l’attuale crisi finanziaria sembra aver compromesso ormai del tutto le possibilita’ di un rilancio dei colossi di Detroit. A tal proposito, malgrado il presidente Rick Wagoner sia fermamente contrario, pare che il board di amministrazione della GM stia seriamente prendendo in considerazione la possibilita’ di porre in amministrazione controllata l’azienda, una decisione che equivarrebbe all’anticamera del fallimento. Ne parla il Wall Street Journal, che oltre a pubblicare la notizia traccia anche la storia di un declino che ormai si protrae da ben 30 anni per l’ex prima casa automobilistica del mondo ( sorpassata recentemente dalla Toyota ). Gia’ nel lontano 1980, un articolo datato 20 luglio dello stesso WSJ spiegava il quadro che si sarebbe prospettato negli anni a venire scrivendo in tempi non sospetti: “ Dopo decenni di crescita Detroit e’ messa alla prova dall’aumento dei prezzi dei carburanti, dall’inflazione e dalla concorrenza estera, fattori che l’hanno spinta verso il periodo piu’ buio della sua storia. Ad oscurare ancor di piu’ l’orizzonte sono le sfide crescenti su prodotto, tecnologia e costi che vengono portate dalle case straniere. Esse, guidate dai giapponesi, hanno conquistato significativamente terreno con auto molto efficienti sul piano dei consumi e che sono viste dai consumatori come oggetti di maggiore qualita’ rispetto a quelle americane “. Certamente nessuno poteva pero’ immaginarsi una crisi cosi’ perdurevole e che portasse al collasso generale di un sistema cosi’ forte nella piu’ forte nazione del mondo. A distanza di trent’anni i problemi sono rimasti piu’ o meno gli stessi ma facendosi piu’ complessi con l’aumentare della complessita’ della societa’ moderna: in primis continua a svettare il dato che il made in USA in fatto di automobili continua ad essere qualitativamente inferiore alla concorrenza straniera, in particolare giapponese, che negli ultimi 10 anni ha costretto i marchi nazionali a vendere il grosso della produzione a prezzi inferiori, fattore che combinato ad una minore produttivita’ ed un costo del lavoro e di esercizio piu’ elevati ha scavato nei bilanci dei colossi di Detroit voragini che si sono fatte con il passare del tempo insanabili. Il progressivo aumento del costo dei carburanti ha poi gettato altra benzina sul fuoco se si pensa che la gamma dei prodotti delle marche americane e’ da sempre nettamente sbilanciata verso veicoli pesanti e dai consumi elevati, come fuoristrada, pickup e suv di vario tipo. Infine, l’attuale e gravissima crisi internazionale dei mercati, partita proprio dagli Stati Uniti, ha privato le case di fette di profitti importanti se si considera che le stesse controllano direttamente societa’ finanziarie partecipate ( come Gmac e Ford Credit le finanziare rispettivamente della GM e della Ford ) nel settore del credito, dato che nove auto su dieci negli USA si acquistano esclusivamente a credito. Con particolare riguardo agli oneri accessori di tipo pensionistico e sanitario, il cosiddetto “ costo del lavoro “, i colossi americani dell’auto hanno provveduto per decenni ( come tutte la grandi aziende degli Stati Uniti del resto ) alla copertura sanitaria e pensionistica dei propri dipendenti, un onere che in Europa e Giappone e’ invece a carico dello stato. Anche se le aziende nipponiche che sono andate a produrre negli Stati Uniti sono ugualmente soggette a tale vincolo, ci sono delle differenze nettissime su come questo si rifletta poi in termini di costo tra queste ultime e le aziende di casa. Innanzitutto il numero dei dipendenti da sostenere e’ estremamente inferiore, cioe’ 140.000 per le case giapponesi contro i quasi 500.000 delle aziende nazionali, ed inoltre, cosa altrettanto importante, e’ che la loro eta’ media e’ parecchio piu’ giovane riducendo al minimo il numero dei pensionati da sostenere. Un altro fatto molto importante e’ che la maggior parte dei siti produttivi giapponesi e’ collocato nel sud del paese, dove la sindacalizzazione e’ al minimo e la UAW ( il piu’ forte sindacato automobilistico d’America ) di fatto non e’ ancora riuscito ad entrare, contrariamente nel nord dove alle varie GM, Ford, Chrysler eccetera impone da anni concessioni a favore della pace sindacale, come ad esempio nel caso della “ jobs bank “ introdotta nel 1984. Si tratta di un meccanismo nel quale i lavoratori in esubero vengono reintrodotti in mansioni differenti attraverso un addestramento a carico dell’azienda ma che in realta’ si traduce in una cassa integrazione che puo’ durare anche diversi anni. Altro aspetto molto importante nel crollo delle vendite e’ certamente quello della tipologia della gamma automobilistica della case americane: sono molto lontani gli anni ’70 delle due pesanti crisi petrolifere ( 73/74 e 79/80 ) quando i costruttori di casa furono “ avvertiti “ dal guadagno di quote di mercato della concorrenza straniera che produceva auto di medie dimensioni e dai piu’ bassi consumi a dispetto dei grandi veicoli fuoristrada e pick up delle marche a stelle e strisce. Nonostante questo pero’, e nonostante si potesse disporre attraverso la gamma europea di GM e Ford del know-how di veicoli a basso consumo, mai si e’ voluto abbracciare la causa dell’auto media per la produzione americana, ed anzi attraverso una serie di misure economiche protezionistiche si e’ spinto sempre piu’ la potenziale clientela verso auto di grande cilindrata e dimensioni. Nel 1964 infatti, il presidente Lyndon Jhonson introdusse una tariffa del 25% sui pick up di produzione straniera di importazione che promuoveva l’acquisto dei prodotti nazionali di questo genere, e nel 1990 questa norma protezionistica e’ stata ulteriormente avvantaggiata dal blocco della normativa sui consumi che trattava con un occhio di riguardo i veicoli pesanti, con addirittura alcune versioni della Hummer ( superiori alle quattro tonnellate ) esenti da ogni tipo di normativa sulla riduzione dei consumi. Questo ha permesso ad un pachiderma come la serie F della Ford di essere per anni ed anni il veicolo piu’ venduto della casa e del mercato, con il record di 900.000 unita’ nel biennio 2004/2005, e piu’ in generale di far crescere la quota di mercato di Suv, Pickup e fuoristrada dal 20% degli anni ’70 al 51% nel 2007. Ma adesso che la sfavorevole congiuntura economica ed il crescente rincaro dei costi alla pompa ha cambiato le carte in tavola, le grandi case americane si trovano totalmente impreparate e la loro gamma e’ diventata fortemente penalizzante, tanto da dover sopportare perdite ingentissime sul piano delle vendite: il crollo della General Motors in questo senso e’ drammatico ed emblematico al tempo stesso, passando di 15,37 milioni di veicoli venduti nel gennaio del 2008 ai 10,56 del mese di ottobre, ovvero un secco 33% in meno. In termini di pura competitivita’ produttiva infine, sebbene il divario con la concorrenza giapponese dal lontano 1980 ( anno della pubblicazione del primo Harbour Report ) sia stato in parte colmato, le case di Detroit si trovano ancora dietro. James Harbour, dopo una carriera come responsabile di produzione della Chrysler, nel 1980 si mise in proprio pubblicando un reportage nel quale evidenziava come le case giapponesi ( che negli anni ’50 e ’60 erano fortemente in ritardo nel campo del settore automobilistico ) erano costantemente alla ricerca di una ossessiva prevenzione dei difetti e del continuo miglioramento nella gamma prodotti, con particolare riguardo al sistema Toyota che nel corso degli anni e’ stato preso come modello dalla maggior parte delle case mondiali e che ha portato la Toyota stessa all’apice delle customer sutisfaction della clientela ormai da qualche anno oltre che a diventare la prima casa automobilistica del mondo in fatto di vendite. Quando Toyota, Nissan ed Honda cominciarono a produrre nel mercato statunitense i consumatori cominciarono subito ad accorgersi della differenza qualitativa con le marche nazionali: nel 1980 il primo Report qualitativo stilato da Harbour evidenziava di come gli impianti giapponesi 5riuscissero ad assemblare una vettura di piccole dimensioni in meta’ tempo rispetto ad un equivalente stabilimento di matrice americana e ad un prezzo di 1700 dollari inferiore, che in quegli anni erano soldi piuttosto pesanti. La lentezza da parte della grandi case americane nell’adeguarsi ai nuovi sistemi produttivi, conflittualita’ sindacali e del management, l’incapacita’ di sfruttare le sinergie industriali con le divisioni europee e dei paesi emergenti, hanno poco a poco aumentato il divario invece che risanarlo, in parallelo con una scelta sempre piu’ crescente da parte della clientela verso i prodotti stranieri. Piu’ che piani di ristrutturazione straordinari con pesanti riduzione dei costi, i colossi di Detroit non hanno potuto.

Sintesi di un articolo del Sole24ore del 23/11/2008
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Vecchio 28-11-2008, 12.18.16
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Continua la cura dimagrante della General Motors, la cui profonda crisi attanaglia sia il mercato nordamericano che quello europeo. Allo scopo di ottenere i finanziamenti previsti dal governo americano per far fronte alla difficile situazione di tutto il mercato interno dell’automobile, GM sta valutando la possibilita’ di cedere altri tre marchi: Saab, Pontiac e Saturn ( oltre alla Hummer gia’ da tempo messa sul mercato ). Per il momento i vertici non hanno rilasciato dichiarazioni alla notizia trapelata dall’agenzia americana Bloomberg, ma si da per scontato che la questione sara’ all’ordine del giorno nel prossimo Cda del 30 novembre come minimo per lo storico marchio Pontiac. Se la cosa dovrebbe realizzarsi, il gruppo americano rimarrebbe in possesso dei soli marchi Chevrolet, GMC, Buick e Cadillac. L’obiettivo del numero uno dell’azienda, Rick Wagoner ( la cui poltrona sarebbe fortemente in bilico ) e’ quello di presentare il piano di ristrutturazione ( l’ennesimo ) per il prossimo 2 dicembre dimostrando che GM e’ ancora in grado di fare utili e quindi di godere della fiducia dei mercati. Sul fronte europeo le cose non vanno cosi’ male ma sono ugualmente difficili, tanto il capo di GM Europa, Carl Peter Forster, preannuncia pesanti tagli: “ Per sopravvivere non c’e’ alternativa ad aggressive riduzioni dei costi: l’obiettivo e’ quello di tagliare almeno il 10% “. La cosa riguarderebbe la principale azienda controllata, la Opel, e la risposta del capo dei sindacati Klaus Franz non si e’ fatta attendere: “ ci opporremo a richieste di tagli che non siano accompagnati da un piano sostenibile “. Per il momento comunque non sarebbero previsti licenziamenti del personale, e secondo Klaus Franz l’obiettivo di Gm Europa e’ quello di risparmiare 750 milioni di euro nel 2009.
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Ultima modifica di AccaEmme : 28-11-2008 alle ore 12.22.10.
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Vecchio 28-11-2008, 12.23.10
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La GM è proprio quella messa peggio di tutti gli altri costruttori e alcuni marchi da acquistare sarebbero un affare in questo momento
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Vecchio 28-11-2008, 12.25.29
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Gia'...... che dici, se facciamo una colletta noi di Alfaclub la Pontiac che la danno?....... magari a rate!
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Vecchio 28-11-2008, 12.31.30
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Si io direi di mettere 1 euro a testa subito e poi il resto a rate

Ma anche Saab come marchio mi andrebbe anche bene
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Vecchio 02-12-2008, 15.53.56
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Predefinito GM pronta a cedere anche Saab?

General Motors in questo momento e’ certamente la casa automobilistica americana piu’ vicina all’orlo del baratro: per scongiurare l’irreparabile sta mettendo a punto un piano anticrisi che ha come tema centrale quello di cedere qualche marchio controllato, da completare con una massiccia diminuzione della produzione nordamericana da un lato e di una proposta di scambio a possessori di obbligazioni con partecipazioni azionarie. La notizia vera comunque e’ la probabile cessione del marchio svedese Saab, ed in questo GM e’ collegata ad un filo comune con la Ford che sta prendendo in seria considerazione di fare altrettanto con l’altra grande casa svedese, la Volvo. Nel caso pero’ l’operazione di vendita della Saab non si concretizzasse, il Manager Director della blasonata marca scandinava, Jan-Ake Jonsson, sta cercando di ottenere importanti finanziamenti dal Ministero dell’Industria svedese ( si parla di circa 248 milioni di euro per il settore auto ) per alleggerire la posizione finanziaria della capogruppo in terra europea, operazione che sta cercando di portare a termine anche la Opel in Germania ( sempre di proprieta’ General Motors ). Il board di amministrazione di GM e’ aperta ad ogni soluzione, compresa quella di mettere in amministrazione controllata l’ex primo costruttore mondiale di automobili malgrado la ferrea opposizione del Chief Executive Rick Wagoner, che in questo caso sarebbe senz’altro sostituito.
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Vecchio 02-12-2008, 16.05.05
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Se fossi azionista GM avrei mandato a casa Wagoner da un bel po' di tempo ( sicuramente dopo la questione del put su Fiat si può dire tranquillamente che non ne ha azzeccata neanche una )
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Penso che sia stato un peccato staccare la Fiat dalla GM ma i vertici superiori queste cose non le vogliono mai capire...Il danno maggior sicuramente è stato recato all'Alfa Romeo, se fossimo rimasti tramite Fiat in società con GM si sarebbe potuto pensare a far davvero la guerra ai più blasonati marchi tedeschi,pur possedendo un Audi del 2003 ho sempre tifato alfaromeo!Secondo me tramite General Motors si sarebbe dovuto pensare alla realizzazione di una vera Ammiraglia che sostituissse relamente la mitica alfa 6 per interporci insieme a Maserati Quattroporte dinanzi ad auto come Bmw serie 7 Audi A8 e Mercedes classe S in quei mercati dove i Giapponesi con le loro Lexus sono ben'accetti come gli Stati Uniti d'america,penso che sempre tramite GM fornendoci le scocche necessarie ed i motori derivati benzina di oltre 4 litri dalle Cadillac negli USA avremo sfondato!Invece in Italia specie in casa Fiat si è sempre avuto il timore di pestare i piedi ad i grandi!Senz nulla togliere a 145/146 quest'ultime non hanno avuto il successo che meritavano poichè non avevano una loro personalità infatti condividevano la stessa scocca di Bravo/a!Infatti può darmene atto del mio pensierio il lancio sul mercato della 147 la quale a differenza delle sue precedessori ha una sua personalità pur esendo stata realizzata in casa Fiat/Alfa!Quest'ultima ha riscosso non poco successo e continua ad averne pur vicina alla fine della sua cariera!

Ultima modifica di alfa90ista : 02-12-2008 alle ore 16.25.20. Motivo: aggiunta pensiero
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Vecchio 02-12-2008, 16.36.25
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Però Salvatore immagina se fossimo stati ancora alleati ( con partecipazioni azionarie condivise ) adesso Fiat non sarebbe sicuramente nello stato in cui è adesso quindi una società abbastanza sana che comunque fa utili e tiene le sue quote di mercato perchè va avanti grazie alle piccole. Basta pensare poi che attualmente GM ha un valore di capitalizzazione di circa 3 MLD di $ un niente praticamente proprio perchè ormai sull'orlo del fallimento se non arriveranno gli aiuti di stato. Quindi per fortuna che non è successo perchè altrimenti non so neanche se ci sarebbero stati anche marchi come Alfa Romeo adesso perchè sicuramente avrebbero chiuso da tempo la produzione ( visto che Alfa Romeo è da tempo che non fa utili )
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