Fui padre, all’improvviso!

[Robertooth]

Milano, febbraio 1991. Pio Albergo Trivulzio: struttura per anziani, polifunzionale e ospedaliera. Ore 10,30 del mattino. Mi recai in quel luogo per ritirare l’esito del test di gravidanza. Era una giornata apparentemente qualunque. All'interno c’era un corridoio altrettanto anonimo in prossimità di una sala d’aspetto stipata di gente anziana e in attesa di ricevere altri esiti, qualche piccola conferma di buona salute. Non un luogo finemente arredato, quindi, né ingentilito da personale infermieristico femminile particolarmente avvenente, come si è, ancora oggi, abituati ad ammirare nei vari Medical Drama Series televisivi.
Camminavo su e giù per quel corridoio, ammassato - come sempre - dentro a qualche mio pensiero incessante, quando, improvvisamente, una delle tante porta di quei laboratori d’analisi si aprì. Ricordo che ne uscì un’infermiera non molto alta, con un viso rubicondo e con degli zoccoli bianchi ai piedi che emettevano un rumore sordo. Bene, si fermò in mezzo al corridoio con una serie di cartelle nelle mani. Ne aprì una e, immediatamente, disse: ”Signor Anzaldi, chi è il Signor Anzaldi?”. Io alzai la mano un po’ goffamente e risposi: ”Sì, sono io!” Lei mi guardò soltanto per un attimo, mi allungò un foglio di carta scritto e, senza nessuna enfasi, mi disse: ”Complimenti, Signor Anzaldi, lei diventerà padre!”
Bene, in quel preciso momento, mi si arrestò il fiato in gola e non ebbi la forza di dire nulla. Feci soltanto un altro goffo cenno di ringraziamento con il capo e m’incamminai in silenzio verso l’uscita.
Ero semplicemente felice. Piansi lacrime leggere, tenere, rivolte a quell’evento che avrebbe ancora una volta trasformato, completato la mia vita. Pur sapendo esattamente il perché fossi lì e ne potevo già immaginare ancor prima di conoscerlo l’esito di quel test; visto il ritardo mestruale rivelatore di mia moglie - al tempo - quella sola parola ascoltata: padre, fu una sorta di giro pagina della mia vita. In quell’istante compresi davvero che lo sarei diventato. Quel significato mi si accostava per la prima volta, ma in maniera eterna. Ero già divenuto padre, in quel momento, e da quell’esame ne ricevetti l’investitura.

Dedico questo mio breve racconto come augurio a tutti i padri consapevoli (anche al mio, che è luce nel tempo) che, nonostante le difficoltà e spesso le molte, devastanti separazioni, restano presenti a se stessi e sempre vicino ai loro figli, esercitando quel compito unico, quotidiano e straordinario di essere un padre.

© Roberto Anzaldi

[alfaforever74]

Complimenti per i tuoi racconti bob, fanno sempre centro. Tanti auguri anche a te!!!

[Robertooth]

Originalmente inviato da alfaforever74

Complimenti per i tuoi racconti bob, fanno sempre centro. Tanti auguri anche a te!!!

Grazie mille, ciao!

[max67scorpion]

..nn ho parole...

[Robertooth]

Originalmente inviato da max67scorpion

..nn ho parole...

Cerca di trovarle!
Ciao Max, grazie!

[niki147]

Sono sicuro che qualcuno ha pianto, se non ha trovato parole il motivo chi lo conosce lo sa... non potrà mai trovarle quelle parole

[lucien.averso]

...pura poesia...
Sembra prosa...ma è poesia...
Grandissimo Roberto !!
Un abbbraccio grande

[Robertooth]

Originalmente inviato da niki147

Sono sicuro che qualcuno ha pianto, se non ha trovato parole il motivo chi lo conosce lo sa... non potrà mai trovarle quelle parole

Caro Niki,

lo so, era per stemperare l'immensa gioia per i vostri emozionali commenti!

[Robertooth]

Originalmente inviato da lucien.averso

...pura poesia...
Sembra prosa...ma è poesia...
Grandissimo Roberto !!
Un abbbraccio grande

Grazie mille, Luciano! Ricambio l'abbraccio!

[alfista 62]

Originalmente inviato da niki147

Sono sicuro che qualcuno ha pianto, se non ha trovato parole il motivo chi lo conosce lo sa... non potrà mai trovarle quelle parole

Io non ho pianto perché, il percorso della mia vita, deve avermi impietrito il cuore ma leggendo, in pochi secondi, ho riprovato quelle stesse sensazioni che, nel lontano '89, mi fecero assaporare una paternità che però, quella volta, andò a finire molto male!
Non potrò mai scordare mia moglie, al terzo mese di gravidanza, sedersi sul water del bagno dell'ospedale, dove eravamo corsi per i suoi dolori lancinanti, udire come piccolo "tonfo" e le parole di lei, in lacrime; "Ciao, bello de mamma tua!"