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LE AUTO IN GENERALE Qui possiamo parlare di auto in generale.

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  #1  
Vecchio 27-11-2008, 13.15.16
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Predefinito Gruppo Chrysler: notizie ecomomiche e finanziarie

Un comportamento “materialmente ed intenzionalmente” volto ad ingannarci: il fondo d’investimenti Cerberus ha definito in tal guisa il comportamento tenuto da Daimler durante la cessione di Chrysler. Bordate vere e proprie, non c’è che dire.

Le scaramucce, ovviamente, non sono terminate con l’affronto verbale: Cerberus accusa Daimler di aver violato il contratto di vendita; la parte offesa smentisce e promette querele. Il motivo, però, come sempre accade in queste circostanze, va analizzato con lucidità.

Tutto ruota attorno al 19,9% di azioni Chrysler ancora in ballo, nelle mire della società d’investimenti. Quest’ultima, però, non vorrebbe ripetere il bagno di sangue verificatosi con l’acquisto del precedente 80,1% – 7,4 miliardi sborsati per uno scarso ritorno economico –, cercando il dialogo (anche urlato) per abbassarne il prezzo.

La dichiarazione (Non afferriamo i presupposti per avanzare simili richieste. Tuttavia vogliamo proseguire a trattare con loro) rilasciata da Thomas Froehlich, portavoce del gruppo tedesco, pone le condizioni per ricucire lo strappo. Entrambi ne gioveranno. Anche senza alzare la voce.


Fonte AutoBlog



Un po' li capisco si sono presi il "pacco" e adesso non vogliono più svenarsi per la restante parte da acquistare
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Ultima modifica di AccaEmme : 04-12-2008 alle ore 14.45.17.
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  #2  
Vecchio 28-11-2008, 11.36.53
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Per quanto riguarda la trattativa in corso, Cerberus avrebbe richiesto miliardi di dollari di risarcimento per il presunto danno arrecatogli da Chrysler per " non aver gestito al meglio la trattativa tra la firma e la chiusura del contratto e di aver fornito informazioni incomplete sul business ". Probabilmente un espediente per trattare sul prezzo del rimamente 20% ancora in mano alla casa americana, che di contro si difende sostenendo che le trattative si sono fatte cosi' difficili a cusa delle esagerate richieste da parte di Cerberus.
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  #3  
Vecchio 28-11-2008, 11.40.21
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Fossi in loro farei la stessa cosa perchè in tutti i casi Daimler deve ancora monetizzare l'ultima tranche di Chrysler in loro possesso quindi adesso non possono tirare troppo la corda altrimenti c'è il rischio di spezzarla e loro da questo sicuramente non ci guadagnerebbero
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  #4  
Vecchio 04-12-2008, 14.44.26
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Post Chrysler chiede 7 miliardi di dollari al Congresso

Insieme alle due altre grandi di Detroit, anche Chrysler e’ sfilata davanti al Congresso americano per richiedere gli aiuti economici a sostegno della grave crisi internazionale che sta colpendo in maniera particolare il settore auto nordamericano, gia’ in grave declino da anni per pesanti problemi strutturali. Il Direttore Gnerele Jim Press ha richiesto aiuti per sette miliardi di dollari ( il complessivo richiesto da Chrysler-Ford-GM e’ di complessivi 34 miliardi ) ed ha dichiarato che “ nel piano di ristrutturazione ci sono concessioni effettuate da tutti “. I prestiti, che verranno certamente concessi visto che per bocca della presidente della Camera Nancy Pelosi “ la bancarotta per l’industria automobilistica non e’ una opzione. Il Parlamento o la Casa Bianca sapranno intervenire in tempo “ verranno utilizzati da Chrysler per restituire stabilita’ al gruppo ed in prospettiva futura a facilitare alleanze con altre aziende del settore. Chrysler e’ senza dubbio la meno messa male tra le grandi case automobilistiche mondiali, avendo potuto beneficiare negli ultimi anni delle coperture del Gruppo Daimler-Chrysler ( comandato dalla Mercedes ) dalla quale si e’ poi staccata divendendo indipendente ed acquisita dal fondo di private equità americano Cerberus lo scorso anno.
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  #5  
Vecchio 05-12-2008, 12.47.11
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Exclamation UAW schierato con le case di Detroit

Il piu’ grande sindacato americano dell’auto, lo United Auto Workers ( UAW ), e’ pronto a schierarsi con i big di Detroit nell’accettare sacrifici, tagli occupazionali e concessioni. La crisi e’ tale e tanta che rifiutarsi vorrebbe quasi certamente dire fallimento, e quindi, fine dei giochi per il settore piu’ importante d’America. Guidato da Ron Gettelfinger, lo UAW ha indetto una riunione d’urgenza a Detroit per mettere a fuoco la situazione in quelle che saranno effettivamente le concessioni da parte dei lavoratori, il che significhera’ inevitabilmente rivedere i contratti sottoscritti con le aziende automobilistiche appena nel 2007. La porta aperta dallo UAW alla perdita di posti di lavoro si materializzera’ soprattutto nella soppressione delle job bank, forme di cassa integrazione nelle quali i dipendenti licenziati in seguito a ristrutturazioni aziendali od a profonde riorganizzazioni tecnologiche continuano a percepire gran parte dello stipendio in attesa di ricollocazioni in altri ambiti o aziende. I lavoratori contenuti nelle job bank sono attualmente non piu’ di 3.500, e per lo UAW, in tempi di crisi cosi’ profonda, non sono piu’ sostenibili. Un altro aspetto riguarda il rinvio dei miliardari contributi aziendali da versarsi entro il 2010 nei piani di assistenza sanitaria Veba per i pensionati. Il rinvio oltre la data prevista, consentira’ alle aziende di contenere i costi per l’immediato futuro nel tentativo di trarsi di impaccio da questa crisi profonda. Ulteriori concessioni e rinunce saranno prese poi nei confronti delle singole aziende e verranno concordate nei prossimi giorni. “ Siamo disposti a compiere nuovi passi “ ha infatti dichiarato Gettelfinger al termine del vertice di Detroit. Ma anche il sindacato ha le sue gatte da pelare in termini di consensi: gli iscritti allo UAW sono diminuiti del 14% nel 2007, con un calo di 2/3 negli ultimi venti anni. Nel frattempo il Congresso americano sta valutando come e dove trovare i 34 miliardi di dollari richiesti da General Motors ( 4+11 ) Chrysler ( 7 ) e Ford ( 12 ). Le ipotesi sembrano due: l’amministrazione Bush ancora in carico ed il Senato faforiscono un immediato esborso di prestiti agevolati originalmente indirizzati verso lo sviluppo di vetture ecologiche, ma i fondi in questione ammontano a soli 25 miliardi e la Camera si oppone. La seconda ipotesi e’ invece quella di un prelievo dal fondo del Tesoro di 700 miliardi stanziato per il salvataggio delle banche, ma ad opporsi in questo caso sarebbe la Casa Bianca.
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  #6  
Vecchio 10-12-2008, 11.16.53
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Quindici miliardi di dollari. Alla fine il congresso Usa ha dato l'ok per il gigantesco piano di aiuti all'industria dell'auto. Un progetto a due facce però: da un lato arriva una valanga di quattrini per GM, Ford e Chrysler, dall'alta le tre big si devono impegnare in un processo di ristrutturazione senza precedenti. E per capire quanto in America facciano sul serio su cose del genere basti dire che il governo ha già previsto la nomina di un super commissario per gestire la profonda ristrutturazione.

Una figura di grande potere e non di facciata: questa specie di Zar ha la possibilità di decretare il fallimento delle società se il piano di ristrutturazione non sarà credibile e non sarà presentato entro il mese di marzo. Non solo: sarà sempre questo commissario a ad autorizzare tutte le spese superiori ai 25 milioni di dollari. In pratica tutto, dal lancio di nuovi modelli all'apertura di nuove fabbriche. In più alle case automobilistiche viene anche richiesto l'impegno formale di rinunciare a sporgere denuncia contro eventuali leggi statali sull'effetto serra.
I dettagli di questo accordo si conosceranno in giornata ma si sa che il programma prevede un finanziamento sotto forma di prestito, al 5% per cinque anni e al 9% per i rimanenti due. Una cosa è certa: questi non sono certo aiuti a fondo perduto.

Intanto continuano anche le pressioni per ottenere il licenziamento dei Ceo dei tre gruppi, primo tra i quali del numero uno di Gm Richard Wagoner. Solo lo storico ex Ceo della Chrysler, Lee Iacocca, 84 anni, l'uomo che negli anni Ottanta aveva salvato dal fallimento il gruppo, sostiene gli attuali management debbano rimanere in carica. "Non sono d'accordo con l'idea emersa al Congresso, secondo la quale un cambio della dirigenza rappresenta una delle condizioni per ottenere il prestito", ha detto Iacocca, secondo cui "i gruppi forse non sono perfetti, ma chi li dirige sono gli unici a possedere l'esperienza, la conoscenza approfondita e la comprensione del vero funzionamento dell'industria dell'auto".

A Iacocca ha fatto eco lo svizzero Bob Lutz, uno dei vicepresidenti della Gm, ex presidente della Chrysler, ex vicepresidente della Ford, secondo cui Wagoner ha in realtà fatto un lavoro eccezionale. Se bisogna licenziare qualcuno - sostiene il veterano di Detroit - pensiamo allo stesso Lutz, ormai giunto alla venerabile età di 76 anni. Vedremo come finirà. Ma una cosa è certa: la battaglia è ormai cominciata.


Fonte Repubblica
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Vecchio 10-12-2008, 11.40.40
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Fondi che comunque sono meno di quelli richiesti, anche se ci scommetto che in fase di 2009 ne arriveranno degli altri. Giustissimo licenziare i condottieri, non ci trovo nulla di strano in questa richiesta, cosi' come mi trova favorevole la nomina di un commissario straordinario che faccia capo al governo sulle decisioni economicamente importanti che la futura dirigenza prenderebbe. Del resto ci sono in gioco migliaia di posti di lavoro e questo e' un interesse che va ben oltre le singole carriere personali ( di gente che oltretutto e' gia' abbastanza ricca per gli incarichi che ha ricoperto e che sicuramente sapra' ricilarsi in qualche altro settore ).
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Vecchio 10-12-2008, 12.01.02
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Sono d'accordo. Sicuramente se la cura iniziale inizia a dare qualche risultato allora ne arriveranno altri di fondi.
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  #9  
Vecchio 14-12-2008, 18.15.22
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Predefinito Aiuti all'auto Usa: IL SENATO DICE NO

Clamoroso: la proposta di aiuti federali all'industria dell'auto in crisi, passata qualche giorno fa alla camera dei Deputati degli Stati Uniti e frutto di un faticoso accordo tra la Casa Bianca e i leader democratici, giovedì 11 dicembre è stata respinta al Senato.

Paradossalmente a incagliare la proposta di legge è stata una questione sindacale: la Uaw, il potente sindacato dei lavoratori dell'industria dell'auto, non ha avallato l'ipotesi di parificare gli stipendi dei suoi iscritti a quelli dei lavoratori non sindacalizzati di molte Case estere che producono in America. L'accordo generale c'era, ma non sulle date: i legislatori prevedevano il 2009 per la parificazione delle paghe, il sindacato il 2011. Sembrava una mera formalità e, invece, è stato un gruppo di senatori repubblicani a prendere le distanze dal presidente Bush (nella foto), contrari all'impiego di denaro pubblico a Detroit.

Una mazzata per i costruttori per i quali si apre un capitolo delicatissimo che potrebbe portare alla dichiarazione di bancarotta nelle prossime settimane se non ci saranno interventi federali. Sia GM sia Chrysler hanno annunciato di avere riserve di liquidità sotto il minimo indispensabile per proseguire le operazioni.

Discorso a parte per Ford che ha dichiarato di non aver bisogno dei fondi pubblici. L'alternativa al collasso è rappresentata dal dipartimento del Tesoro, che potrebbe "dirottare" a favore del settore dell'auto una piccola parte dei 700 miliardi di dollari contenuti nel piano approvato per arginare la valanga provocata dalla crisi creditizia. In questo caso, però, il presidente Bush dovrebbe forzare la mano approvando direttamente il piano, ma per il momento non sembra intenzionato.

Tutto questo succede, mentre in Svezia passa un piano di sostegno da 2,5 miliardi di euro per Volvo e Saab, che danno lavoro a 20 mila persone nel paese scandinavo.


Fonte Quattroruote
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Predefinito La Casa Bianca promette: Salveremo l'auto Usa

Tuttavia non è stato ancora individuato il meccanismo per far giungere alle industrie
automobilistiche i fondi a breve scadenza necessari per evitare il crollo del settore.


Dopo il clamoroso no del Senato agli aiuti per salvere l'auto Usa la Casa Bianca ha ribadito il suo impegno a fare tutto il possibile per salvare dalla bancarotta i giganti dell'auto di Detroit ma non ha ancora individuato il meccanismo per far giungere alle industrie automobilistiche i fondi a breve scadenza necessari per evitare il crollo dell'intero settore.
"Stiamo cercando di individuare il meccanismo giusto tenendo presenti allo stesso tempo gli interessi dei contribuenti americani e della nostra economia - ha spiegato oggi il portavoce della Casa Bianca Tony Fratto - Non abbiamo ancora preso una decisione definitiva".

Dopo il naufragio al Congresso del pacchetto di aiuti per far giungere circa 15 miliardi di dollari ai tre giganti di Detroit - con General Motors e Chrysler alle prese con problemi immediati di liquidità mentre la Ford appare in una situazione leggermente migliore - la strada più probabile appare l'uso a beneficio dell'industria dell'auto di parte dei fondi per 700 miliardi di dollari stanziati per salvare Wall Street.

"In circostanze normali - spiegano alla Casa Bianca - preferiremmo che fosse il mercato a determinare il destino delle imprese private ma lo stato indebolito della nostra economia ci impone di considerare tutte le opzioni disponibili compresa quella di fare ricorso ai fondi destinati a Wall Street".


Fonte Repubblica
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