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LE AUTO IN GENERALE Qui possiamo parlare di auto in generale.

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Vecchio 18-11-2008, 18.17.00
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Predefinito Gruppo Ford: notizie economiche e finanziarie

Ford è entrata in Mazda nel 1979 e con gli anni è salita fino a un terzo del capitale azionario, ma per cercare di tamponare l’enorme falla che sta gravando sul bilancio del gruppo statunitense, Detroit scenderà dal 33,4% al 13%, rimanendo comunque il maggiore azionista della casa.

L’operazione finanziaria genererà un guadagno netto per il gruppo guidato da Alan Mulally stimato in circa 540 milioni di dollari. La mossa del colosso automobilistico di Detroit “è in linea con l’intento della società di rafforzare il bilancio e assicurarsi, al tempo stesso, le risorse necessarie per finanziare i progetti guida del piano di riposizionamento del brand Ford a livello mondiale”.

La collaborazione industriale fra le due Case non dovrebbe interrompersi o mutare la sua natura perchè le azioni dismesse da Ford non finiranno a una Casa concorrente, ma saranno acquisite da un gruppo di società immobiliari, assicurative e anche dalla stessa Mazda che rileverà dalla casa di Detroit il 6,87% delle sue azioni per un valore pari a 17,9 miliardi di yen (185 milioni di dollari).

Il gruppo giapponese ha anche fatto sapere che due dei tre componenti del board in quota Ford lasceranno l’incarico mentre il vice presidente esecutivo Takashi Yamanouchi è in lizza per diventare nuovo presidente e amministratore delegato. In questo momento, qualsiasi ipotesi di totale indipendenza fra Ford e Mazda è pura fantascienza, in quanto il mantenimento di una politica di strette sinergie, su motori e piattaforme è vitale per la casa americana e per quella del Sol Levante: solo così è possibile ridurre i costi e recuperare quella profittabilità che l’industria automobilistica sta perdendo.


Fonte Autoblog
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Ultima modifica di AccaEmme : 02-12-2008 alle ore 20.50.25.
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  #2  
Vecchio 02-12-2008, 14.02.33
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Predefinito Ford rinuncia alla Volvo?

Nell’attuale crisi dell’auto americana, Ford si prepara alla vendita della controllata svedese Volvo. Ad annunciarlo e’ lo stesso Ceo Alan Mulally, le cui dichiarazioni sembrano lasciare spazio a ben pochi dubbi: “ Davanti alle sfide senza precedenti per l’intero settore, e’ prudente valutare le opzioni per Volvo “. La Ford ha da poco completato una serie di cessioni storiche nel panorama automobilistico europeo, con Jaguar e Land Rover, ed anche in Asia cedendo del 20% la sua partecipazione in Mazda. Il completamento della strategia di risanamento, oltre che ridurre cercare di rimpinguare le casse esangui della societa’, ha anche l’obiettivo di convincere le autorita’ americane a stanziare gli aiuti necessari per superere la crisi ( strategia per altro comune a tutti i marchi automobilistici a stelle e strisce ). Nel caso pero’ la cessione della Volvo non si concretizzi, e’ gia’ pronto il piano B, ed a rilevarlo e’ il Financial Times, secondo il quale in quel di Stoccolma l’Ad Volvo Stephen Odell avrebbe gia’ interpellato il Ministero dell’Industria svedese per discutere la possibilita’ di ottenere finanziamenti straordinari ( che secondo alcune indiscrezioni ammonterebbero a 248 milioni di dollari ) per alleggerire il carico al gruppo di appartenenza. Ford ha acquistato la Volvo nel 1999 e fino a questo momento aveva sempre optato per tenerla, ma l’attuale aggravemnto della crisi cambia radicalmente le carte in tavola perche’ i cali di vendita negli Stati Uniti ammontano all’incredibile cifra del 52% nel solo mese di ottobre con un ribasso complessivo non meno rilevante dall’inizio dell’anno: il 28%. Sitazuine che per Ford ha significato anche una riduzione del 13% della propria forza lavoro, pari a 3300 dipendenti.
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  #3  
Vecchio 02-12-2008, 15.55.51
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Credo che se Il Governo Svedese non ce la facesse a rilevare il marchio Volvo l'Alfa Romeo dovrebbe valutarne seriamnte l'acquisto per tanti ovvi motivi come ad esempio la realizzazione di futuri suv col marchio del biscione andebbero benissimo dotati della trasmissione integrale Volvo e di tutte le loro componentistiche!E poi ce lo meritiamo no?Nel 1986 la Ford era i combutta con la Fiat per aggiudicarsi il mitico Biscione poi finito in mano alla seconda sarebbe come una piccola rivincita e perchè no recuperari le sorti di una casa automobilistica che secondo me merita stima e considerazione quando ero piccolo adoravo le vechie Volvo 740 960 turbodiesel erano ingombranti robuste e confotevoli ma soprattutto trazione posteriore!
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  #4  
Vecchio 02-12-2008, 16.02.08
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Sarebbe interessante avere Volvo tra i nostri marchi ma non credo che Marchionne voglia cose del genere ha sempre detto che al massimo si fanno alleanze e Joint-Venture niente acquisizioni.
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  #5  
Vecchio 03-12-2008, 12.48.21
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Thumbs up La Ford non fallira', parola del Governo americano

La Ford ha presentato al Congresso degli Stati Uniti il suo piano di rilancio in un dossier di 30 pagine: lacrime e sangue. Il dossier, inviato anche alla Commissione Bancaria del Senato, racchiude tagli aggressivi come la vendita dei 5 aerei privati dell’azienda, rivedere i contratti di lavoro, ridurre il numero delle concessionarie, moltiplicare la produzione di veicoli ecologici di minori consumi e dimensioni e, udite udite, pagare simbolicamente il proprio Ad Alan Mulally al prezzo di un dollaro l’anno!!!! Ford si impegna inoltre ad investire 14 miliardi di dollari nei prossimi sette anni negli USA in tecnologie che possano migliorare i consumi delle automobili, accelerando nel contempo la messa in produzione dei veicoli ibridi ed elettrici per il biennio 2010/2011, ed anche a garantire nel 2015 una produzione del 36% piu’ efficiente rispetto a quella del 2005. Mulally si e’ impegnato in prima persona, di fronte ai parlamentari americani, ad utilizzare i nove miliardi di prestito richiesto come aiuti governativi soltanto in caso di reale necessita’, servendosene “ quale protezione mentre trasformiamo il gruppo “. In cosa esattamente, questo non ancora e’ dato sapere, ma la cosa che appare scontata e’ che gli aiuti dal governo americano ci saranno, eccome se ci saranno: “ la bancarotta per l’industria automobilistica non e’ una opzione. Il Parlamento o la Casa Bianca sapranno intervenire in tempo “. Parola di Nancy Pelosi, presidente della Camera……. Piu’ chiara di cosi’! A far cambiare idea a deputati e senatori ( notoriamente ipocriti e voltagabbana per loro stessa natura ) che fino a pochi giorni fa avevano respinto al mittente gli appelli dei colossi di Detroit, denunciando l’assenza di veri piani di rilancio e l’insensibilita’ dei loro “ condottieri “ che si erano presentati davanti al Congresso scendendo dai loro jet privati, hanno contribuito in parte anche gli stessi amministratori della case, che hanno fatto una brusca retromarcia ( soprattutto nell’atteggiamento ): “ Apprezziamo le preoccupazioni del Congresso sul futuro del settore, speriamo che i nostri piani instillino fiducia nell’impegno dell’azienda a cambiare, ad agire in maniera responsabile ed a condividere i sacrifici durante una difficile fase economica “ sono state le parole di Mulally dopo aver presentato il nuovo piano improntato su di una maggiore attenzione all’ecologia ( ed ai risparmi, con buona pace dei 5 aerei privati ), e che si presentera’ ai prossimi appuntamenti di Washington ( come faranno anche i suoi colleghi di GM e Chrysler ) a borda di auto ibride. Nel frattempo, i dati di vendita del mese di novembre per la Ford fanno registrare un’altra drammatica flessione con un -31% e 122.723 veicoli nel mercato USA.
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Vecchio 03-12-2008, 14.29.39
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Nel bene o nel male comunque l'immobilismo che c'è in europa su fronte aiuti al settore auto certamente non aiuta e crea condizioni evidenti di disparità di trattamenti
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  #7  
Vecchio 05-12-2008, 12.48.09
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Predefinito UAW schierato con le case di Detroit

Il piu’ grande sindacato americano dell’auto, lo United Auto Workers ( UAW ), e’ pronto a schierarsi con i big di Detroit nell’accettare sacrifici, tagli occupazionali e concessioni. La crisi e’ tale e tanta che rifiutarsi vorrebbe quasi certamente dire fallimento, e quindi, fine dei giochi per il settore piu’ importante d’America. Guidato da Ron Gettelfinger, lo UAW ha indetto una riunione d’urgenza a Detroit per mettere a fuoco la situazione in quelle che saranno effettivamente le concessioni da parte dei lavoratori, il che significhera’ inevitabilmente rivedere i contratti sottoscritti con le aziende automobilistiche appena nel 2007. La porta aperta dallo UAW alla perdita di posti di lavoro si materializzera’ soprattutto nella soppressione delle job bank, forme di cassa integrazione nelle quali i dipendenti licenziati in seguito a ristrutturazioni aziendali od a profonde riorganizzazioni tecnologiche continuano a percepire gran parte dello stipendio in attesa di ricollocazioni in altri ambiti o aziende. I lavoratori contenuti nelle job bank sono attualmente non piu’ di 3.500, e per lo UAW, in tempi di crisi cosi’ profonda, non sono piu’ sostenibili. Un altro aspetto riguarda il rinvio dei miliardari contributi aziendali da versarsi entro il 2010 nei piani di assistenza sanitaria Veba per i pensionati. Il rinvio oltre la data prevista, consentira’ alle aziende di contenere i costi per l’immediato futuro nel tentativo di trarsi di impaccio da questa crisi profonda. Ulteriori concessioni e rinunce saranno prese poi nei confronti delle singole aziende e verranno concordate nei prossimi giorni. “ Siamo disposti a compiere nuovi passi “ ha infatti dichiarato Gettelfinger al termine del vertice di Detroit. Ma anche il sindacato ha le sue gatte da pelare in termini di consensi: gli iscritti allo UAW sono diminuiti del 14% nel 2007, con un calo di 2/3 negli ultimi venti anni. Nel frattempo il Congresso americano sta valutando come e dove trovare i 34 miliardi di dollari richiesti da General Motors ( 4+11 ) Chrysler ( 7 ) e Ford ( 12 ). Le ipotesi sembrano due: l’amministrazione Bush ancora in carico ed il Senato faforiscono un immediato esborso di prestiti agevolati originalmente indirizzati verso lo sviluppo di vetture ecologiche, ma i fondi in questione ammontano a soli 25 miliardi e la Camera si oppone. La seconda ipotesi e’ invece quella di un prelievo dal fondo del Tesoro di 700 miliardi stanziato per il salvataggio delle banche, ma ad opporsi in questo caso sarebbe la Casa Bianca.
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Vecchio 10-12-2008, 11.16.31
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Quindici miliardi di dollari. Alla fine il congresso Usa ha dato l'ok per il gigantesco piano di aiuti all'industria dell'auto. Un progetto a due facce però: da un lato arriva una valanga di quattrini per GM, Ford e Chrysler, dall'alta le tre big si devono impegnare in un processo di ristrutturazione senza precedenti. E per capire quanto in America facciano sul serio su cose del genere basti dire che il governo ha già previsto la nomina di un super commissario per gestire la profonda ristrutturazione.

Una figura di grande potere e non di facciata: questa specie di Zar ha la possibilità di decretare il fallimento delle società se il piano di ristrutturazione non sarà credibile e non sarà presentato entro il mese di marzo. Non solo: sarà sempre questo commissario a ad autorizzare tutte le spese superiori ai 25 milioni di dollari. In pratica tutto, dal lancio di nuovi modelli all'apertura di nuove fabbriche. In più alle case automobilistiche viene anche richiesto l'impegno formale di rinunciare a sporgere denuncia contro eventuali leggi statali sull'effetto serra.
I dettagli di questo accordo si conosceranno in giornata ma si sa che il programma prevede un finanziamento sotto forma di prestito, al 5% per cinque anni e al 9% per i rimanenti due. Una cosa è certa: questi non sono certo aiuti a fondo perduto.

Intanto continuano anche le pressioni per ottenere il licenziamento dei Ceo dei tre gruppi, primo tra i quali del numero uno di Gm Richard Wagoner. Solo lo storico ex Ceo della Chrysler, Lee Iacocca, 84 anni, l'uomo che negli anni Ottanta aveva salvato dal fallimento il gruppo, sostiene gli attuali management debbano rimanere in carica. "Non sono d'accordo con l'idea emersa al Congresso, secondo la quale un cambio della dirigenza rappresenta una delle condizioni per ottenere il prestito", ha detto Iacocca, secondo cui "i gruppi forse non sono perfetti, ma chi li dirige sono gli unici a possedere l'esperienza, la conoscenza approfondita e la comprensione del vero funzionamento dell'industria dell'auto".

A Iacocca ha fatto eco lo svizzero Bob Lutz, uno dei vicepresidenti della Gm, ex presidente della Chrysler, ex vicepresidente della Ford, secondo cui Wagoner ha in realtà fatto un lavoro eccezionale. Se bisogna licenziare qualcuno - sostiene il veterano di Detroit - pensiamo allo stesso Lutz, ormai giunto alla venerabile età di 76 anni. Vedremo come finirà. Ma una cosa è certa: la battaglia è ormai cominciata.


Fonte Repubblica
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Vecchio 14-12-2008, 18.17.01
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Predefinito Aiuti all'auto Usa: IL SENATO DICE NO

Clamoroso: la proposta di aiuti federali all'industria dell'auto in crisi, passata qualche giorno fa alla camera dei Deputati degli Stati Uniti e frutto di un faticoso accordo tra la Casa Bianca e i leader democratici, giovedì 11 dicembre è stata respinta al Senato.

Paradossalmente a incagliare la proposta di legge è stata una questione sindacale: la Uaw, il potente sindacato dei lavoratori dell'industria dell'auto, non ha avallato l'ipotesi di parificare gli stipendi dei suoi iscritti a quelli dei lavoratori non sindacalizzati di molte Case estere che producono in America. L'accordo generale c'era, ma non sulle date: i legislatori prevedevano il 2009 per la parificazione delle paghe, il sindacato il 2011. Sembrava una mera formalità e, invece, è stato un gruppo di senatori repubblicani a prendere le distanze dal presidente Bush (nella foto), contrari all'impiego di denaro pubblico a Detroit.

Una mazzata per i costruttori per i quali si apre un capitolo delicatissimo che potrebbe portare alla dichiarazione di bancarotta nelle prossime settimane se non ci saranno interventi federali. Sia GM sia Chrysler hanno annunciato di avere riserve di liquidità sotto il minimo indispensabile per proseguire le operazioni.

Discorso a parte per Ford che ha dichiarato di non aver bisogno dei fondi pubblici. L'alternativa al collasso è rappresentata dal dipartimento del Tesoro, che potrebbe "dirottare" a favore del settore dell'auto una piccola parte dei 700 miliardi di dollari contenuti nel piano approvato per arginare la valanga provocata dalla crisi creditizia. In questo caso, però, il presidente Bush dovrebbe forzare la mano approvando direttamente il piano, ma per il momento non sembra intenzionato.

Tutto questo succede, mentre in Svezia passa un piano di sostegno da 2,5 miliardi di euro per Volvo e Saab, che danno lavoro a 20 mila persone nel paese scandinavo.


Fonte Quattroruote
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Predefinito La Casa Bianca promette: Salveremo l'auto Usa

Tuttavia non è stato ancora individuato il meccanismo per far giungere alle industrie
automobilistiche i fondi a breve scadenza necessari per evitare il crollo del settore.


Dopo il clamoroso no del Senato agli aiuti per salvere l'auto Usa la Casa Bianca ha ribadito il suo impegno a fare tutto il possibile per salvare dalla bancarotta i giganti dell'auto di Detroit ma non ha ancora individuato il meccanismo per far giungere alle industrie automobilistiche i fondi a breve scadenza necessari per evitare il crollo dell'intero settore.
"Stiamo cercando di individuare il meccanismo giusto tenendo presenti allo stesso tempo gli interessi dei contribuenti americani e della nostra economia - ha spiegato oggi il portavoce della Casa Bianca Tony Fratto - Non abbiamo ancora preso una decisione definitiva".

Dopo il naufragio al Congresso del pacchetto di aiuti per far giungere circa 15 miliardi di dollari ai tre giganti di Detroit - con General Motors e Chrysler alle prese con problemi immediati di liquidità mentre la Ford appare in una situazione leggermente migliore - la strada più probabile appare l'uso a beneficio dell'industria dell'auto di parte dei fondi per 700 miliardi di dollari stanziati per salvare Wall Street.

"In circostanze normali - spiegano alla Casa Bianca - preferiremmo che fosse il mercato a determinare il destino delle imprese private ma lo stato indebolito della nostra economia ci impone di considerare tutte le opzioni disponibili compresa quella di fare ricorso ai fondi destinati a Wall Street".


Fonte Repubblica
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