Pomigliano D'Arco

[AccaEmme]

Dopo i tumulti del primo semestre 2008, ( seguita ad un arresto della produzione a seguito di una profonda ristrutturazione ) malgrado nello stabilimento di Pomigliano d’Arco si sia ripreso il normale ciclo produttivo, la situazione resta ancora incerta e molto difficile. Le tute blu rientreranno al lavoro lunedi’ 1 dicembre dopo un periodo di cassa integrazione ordinaria, ma sara’ solo per una settimana, perche’ poi la cassa Cig riprendera’ per terminare dopo le ferie natalizie il 12 gennaio 2009. La situazione e’ quindi molto tesa, perche’ i lavoratori non hanno certezze sul futuro dello stabilimento ( chieste da tempo ma senza mai rassicurazioni definitive ) e sulle future missioni produttive. Le organizzazioni sindacali spiegano che “ nonostante i nostri sacrifici e i risultati raggiunti dallo stabilimento nei mesi che lo hanno riportato a standard qualitativi positivi, non vediamo un futuro per questa fabbrica. Invano chiediamo dettagli sulle missioni produttive, dettagli che tardano ad arrivare. Mentre per tutte le altre realta’ Fiat c’e’ un piano produttivo per il futuro, Pomigliano rischia il tracollo vero e proprio “. Di pari passo alle organizzazioni sindacali, anche i lavoratori si dimostrano molto preoccupati per la stagnazione dello stabilimento campano: “ Possiamo anche tirare la cinghia per qualche mese ma cio’ che ci preoccupa e’ il non avere certezze per il dopo cassa integrazione. Su questo vorremmo maggiori rassicurazioni “. Intanto l’Unione degli Industriali di Napoli conferma le preoccupazioni dei lavoratori, affermando per bocca di Luigi Porcelli che “ sulle missioni produttive per Pomigliano D’Arco non c’e’ ancora nulla di certo, e finora stiamo solo gestendo la Cassa Integrazione Ordinaria, peraltro provocata da una crisi internazionale del mercato dell’auto “. Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil Campania, afferma che: “ le difficolta’ salariali dei lavoratori sono ulteriormente aggravate dal continuo ricorso alla cassa integrazione, ed e’ questo ad acuire la tensione rendendo impossibile la sopravvivenza per le famiglie dei lavoratori in un contesto produttivo gia’ del tutto precario “, dichiarazioni a cui fanno eco quelle di Giuseppe Terracciano, segretario generale Fim Napoli, secondo cui “ il perdurare della crisi finanziaria sui mercati mondiali sta accentuando un terrorismo psicologico di grande preoccupazione per il futuro produttivo ed occupazionale degli stabilimenti della Fiat di Pomigliano e dell’intera area napoletana e del paese “. Le bugie si sa, hanno le gambe corte, e quelle di Sergio Marchionne le hanno avute fin troppo ( con riferimento alla sua tanto sbandierata moderna politica di concertazione tra azienda, lavoratori e sindacati allo scopo di cessare l’uso massiccio della Cig delle gestioni passate ). L’Ad di Fiat Group Automobiles da par suo, ci tiene ad incontrare le organizzazioni sindacali per presentare il nuovo piano industriale e le relative missioni produttive che riguarderanno Pomigliano D’Arco, sottolineando allo stesso tempo che nonostante la sopraggiunta crisi finanziaria dei mercati nulla e’ cambiato nei progetti del Lingotto. A risentire di un uso cosi’ continuativo della Cig non sono pero’ soltanto i lavoratori, costretti ad accontentarsi del 60% dello stipendio per un perdiodo cosi’ lungo ( a tal proposito la Fiom sta provvedendo ad una raccolta di firme per sottoporre al Governo una revisione della nroma che porti all’ 80% la retribuzione della Cig ) ma anche di tutto l’indotto dell’area di Pomigliano D’Arco ( ditte ed aziende che a vario titolo lavorano con e per lo stabilimento ) che a sua volta pone in Cig i lavoratori delle aziende satelliti. Non essendo una situazione inedita, alcune voci da tempo parlano di un tentativo di organizzazione proprio di queste aziende dell’indotto che starebbero prevedendo un loro graduale spostamento nel vicino stabilimento Fiat di Cassino ( dove si producono i motori ) malgrado anche qui la situazione delle ultime settimane ha visto un peggioramento con la messa in cassa integrazione dei lavoratori che rientreranno solo per la settimana lavorativa che va dal 15 al 22 dicembre.

[marcoboss156]

La situazione di Pomigliano è sempre stata gestita malissimo da tutti ( azienda, governi, sindacati, operai, ecc.. ). Una soluzione in questo momento è sicuramente impossibile ( non ci sono riusciti prima perchè proprio adesso ) ma credo che per risolvere, anche se sembrano parole scontate, ci vorrà un segnale forte dai tutti i soggetti principali ( in particolar modo dall'azienda poi gli altri sullo stesso piano.

[AccaEmme]

Sono assolutamente d'accordo con te. Se e' vero il detto che " il pesce comincia a puzzare dalla testa ", da sempre la dirigenza ha le colpe maggiori in questa annosa vicenda. C'e' da dire che la gestione Marchionne e' probabilmente l'unica che ha davvero affrontato il problema investendo 70 milioni di euro nella ristrutturazione di una fabbrica che aveva pesanti lacune qualitative, ma il brutto vizio di fare ricorso ad una cassa integrazione su vasta scala ( cosa che vale anche per tutti gli altri stabilimenti ) in luogo di una programmazione industriale degna di questo nome, la Fiat non ancora se lo toglie. Quello che davvero manca a Pomigliano e' un progetto a lungo termine di programmazione certo e sicuro in un sito che per suo collocmento geografico ha una importanza capitale per il sud.

[marcoboss156]

Hai ragione spero però che la "ristrutturazione" di Pomigliano non sia stata una scusa per poter avere ancora più aiuti dallo Stato. Come detto ci vuole il buon senso da tutte le parti e tutti dovranno fare sacrifici perchè lo stabilmento dovrà avere in futuro una gestione completamente diversa da quella fallimentare avuta nei decenni precedenti altrimenti come detto il rischio chiusura per favorire altri stabilmente è molto alta ( basta vedere il massiccio investimento sull'insiediamento produttivo polacco ).

[Il FUSI]

La ristrutturazione di Marchionne venne in un momento in cui quello stabilimento era considerato dai più oramai spacciato.
Tanto è che la ristrutturazione venne vista come un mettere le mani avanti, come dire che in caso di chiusura ai naturali mugugni si potesse rispondere "ma noi ci abbiam provato fino all'ultimo".
Le voci da Pomigliano parlavano di una situazione e gestione (non solo delle risorse umane, ma proprio dello stabilimento) abbastanza precarie. Va anche detto che da parte delle maestranze l'intervento "di restauro" è stato sempre commentato come un qualcosa di epidermico.