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Vecchio 22-08-2009, 23.38.56
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Predefinito Giuseppe Busso

Giuseppe Busso
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.




Giuseppe Busso (Torino, 27 aprile 1913 – Arese, 3 gennaio 2006) è stato un progettista italiano, famoso per aver progettato motori e meccanica per vetture da competizione e di serie..

Gli inizi
Diplomato perito industriale, dopo il servizio militare entrò in Fiat, in qualità di calcolatore all'ufficio tecnico motori aviazione, nel 1937. Successivamente passò all'ufficio tecnico autoveicoli ferroviari sperimentali.


Il primo periodo all'Alfa Romeo
Nel 1939 Busso venne chiamato all'Alfa Romeo, dove iniziò ad occuparsi di studio e disegno di particolari per la fase di progettazione di vetture da corsa, sotto la guida del famoso ingegner Orazio Satta Puliga. Durante la seconda guerra mondiale Busso rimase alle dipendenze dell'ingegnere spagnolo Wilfredo Ricart, e operò nel servizio studi speciali. È in questo periodo che il Busso completò gli studi, tramite dispense e pubblicazioni del Politecnico, divenendo così progettista qualificato a tutti gli effetti. In seguito si occupò della progettazione di compressori e turbine d'aviazione. Nel 1946 Gioacchino Colombo gli propose di diventare direttore dell'ufficio tecnico della nascente Ferrari, in quel periodo impegnata nello sviluppo della prima delle sue vetture, la 125 S.


L'esperienza in Ferrari
Accettato con entusiasmo l'incarico offerto da Colombo, Busso lavorò sulla 125 S e, contemporaneamente, su due progetti di motori: un 1500 cc a dodici cilindri con compressore ed un sei cilindri, ottenuto dividendo a metà il motore della 125 S. Entrambi i motori non vennero poi realizzati, rimanendo allo stadio di progetti. In Ferrari Busso si occupò anche di studiare una rivoluzionaria tipologia di sospensione posteriore, oltre a lavorare sul progetto della 159 da 2000cc, vettura che vincerà il Gran Premio Città di Torino il 12 ottobre 1947, pilotata da Raymond Sommer. Nel 1948, dopo aver collaborato allo studio del tipo 166, in seguito alle divergenze con Colombo, Giuseppe Busso decise di lasciare la Casa di Maranello e rientrò in Alfa Romeo, richiamato da Orazio Satta Puliga.




Il ritorno e la consacrazione all'Alfa Romeo
In Alfa Busso si dedicò allo sviluppo della meccanica di tutti i modelli che avrebbero fatto la storia contemporanea dell'Alfa Romeo: 1900, Giulietta, Giulia e derivate e Nuova Giulietta, oltre al famoso motore V6 che equipaggiò numerosi modelli di punta della Casa del Biscione e che venne sempre identificato con il suo progettista, tanto da essere soprannominato "il V6 Busso". Si pensi che la bontà del progetto di questo motore era tale che venne utilizzato per più di 25 anni, anche per equipaggiare le versioni più potenti della Fiat Croma, della Lancia Thema, della Lancia K e delle recenti Alfa 147, Alfa 156 e Alfa 166 e Lancia Thesis.



Busso fu inoltre uno dei primi progettisti che in Alfa Romeo si occuparono dello sviluppo di una autovettura a trazione anteriore, che si concretizzò in vari studi ed in un prototipo, la Tipo 103 del 1959.

Giuseppe Busso fu una colonna portante dell'Alfa Romeo per trent'anni e rimase ad essa molto legato anche dopo il suo pensionamento, avvenuto nel 1977, quando aveva carica di condirettore generale.

Il 31 dicembre 2005 è stato prodotto l'ultimo motore V6 e, per ironia della sorte, Giuseppe Busso è deceduto pochi giorni dopo (3 gennaio 2006). Al termine della celebrazione funebre numerosi appassionati dell'Alfa Romeo si sono ritrovati spontaneamente nel piazzale antistante la chiesa dove si è svolto il rito funebre, mettendo in moto i motori sei cilindri delle loro autovetture, in segno di estremo saluto al leggendario progettista.

Giuseppe Busso altre utili infrmazioni,

nato a Torino nel 1913, consegue in quella città il diploma di perito industriale.
Dopo il servizio militare, nel 1937 viene assunto alla Fiat come calcolatore dell’Ufficio tecnico motori aviazione (UTMA), da dove più tardi passa all’ufficio tecnico autoveicoli ferroviari sperimentali (UTAFS).
All’inizio di gennaio 1939, passa all’Alfa Romeo sempre come calcolatore, ma svolge lavoro di particolarista per i progetti di vetture da corsa. Dipende direttamente dall’ing. Orazio Satta Puliga, col quale instaura un’importante amicizia.
Dal 1939 al 1946, lavora al Servizio studi speciali, che fa capo a Wifredo Ricart e, con l’aiuto di Satta, che lo assiste fornendogli pubblicazioni e dispense del Politecnico, completa la preparazione tecnica e teorica. Diviene, a pieno titolo, progettista e si occupa particolarmente di compressori e di turbine per motori d aviazione.
Indicato da Gioacchino Colombo, viene assunto come capo ufficio tecnico della nascente Ferrari, all’inizio del giugno 1946. Posizione dalla quale si dimetterà alla fine del 1947, passando le consegne ai subentrati Colombo e Lampredi.
Richiamato da Satta, rientra all’Alfa Romeo nel gennaio 1948 e, da allora al 1977, ha avuto la responsabilità della progettazione della meccanica di tutte le vetture prodotte al Portello e ad Arese: dalla 1900 e la Giulietta degli anni Cinquanta sino all’Alfa 6 nelle versioni berlina e coupé con motore a iniezione.
Svolge questo incarico per poco meno di trent’anni, raggiungendo nel tempo le seguenti qualifiche ufficiali: caposervizio nel 1952, dirigente nel 1954, vicedirettore nel 1966, direttore nel 1969, vicedirettore centrale nel 1972, condirettore centrale nel 1973, carica che ha tenuto fino al 1977, anno del suo congedo dall’Alfa Romeo.



Comunicato Alfa Romeo
La notte del 3 gennaio 2006, nella sua casa di Arese, vicino agli stabilimenti che ha tanto amato, ci ha lasciato Giuseppe Busso.



Assunto in Alfa Romeo nel 1939, dal ‘48 al ‘77 è stato responsabile della progettazione di tutti gli organi meccanici delle vetture prodotte al Portello e ad Arese, comprese quelle da corsa, che tanta gloria hanno portato all’Alfa Romeo sulle strade e sui circuiti di tutto il mondo.
Legato alla figura di Orazio Satta Puliga, Giuseppe Busso, definito il padre dei motori V6, appone indissolubilmente la sua firma sotto progetti e modelli indimenticabili che vanno dagli anni Cinquanta, con la 1900 ,la Alfetta,la Giulietta, fino ad arrivare agli anni Settanta con l’Alfa 6, passando per prototipi come la “Tipo 103″ del 1959. Le sue memorie sono contenute nel libro (da lui tanto desiderato) intitolato “Nel cuore dell’Alfa”, uscito da poco tempo in libreria e che siamo orgogliosi di aver voluto pubblicare fintanto che il sig.Busso è stato in vita.





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Ultima modifica di alfa90ista : 22-08-2009 alle ore 23.41.00.
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Vecchio 27-08-2009, 14.27.20
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dire che era un grande Uomo è assolutamente poco!Non a caso dopo la sua scomparsa in Alfa Romeo si è perso tantissimo spero che se ne rendano conto cercando di imitare una persona che l'Alfa Romeo ce l'aveva nel sangue quindi onore a Giuseppe Busso e poi chiamare una futura Alfa Romeo Busso sarebbe il minimo ovviamente motorizzata con un ottimo V6!
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  #3  
Vecchio 28-08-2009, 12.14.56
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E' vero Giuseppe Busso era un grande uomo figura a dir poco veramente importante per l'Alfa Romeo e quello che più mi fà arrabbiare che l gruppo Fiat non ha fatto nulla per elogiare e rispettare tutto il lavoro fatto da Busso!
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