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ALFA ROMEO **STORIA** A.L.F.A. Anonima Lombarda Fabbrica Automobili

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Vecchio 30-06-2008, 12.17.26
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Predefinito Storia dello stemma dell'Alfa Romeo!

Abuso di questa sezione per pubblicare la storia dello stemma dell'Alfa Romeo, in attesa di creare un ambiente piu' consono ad informazioni di questo tipo e sul quale stiamo lavorando. L'articolo non e' comprensivo di foto, che per ragioni tecniche non si riesce per il momento a pubblicare. L'articolo viene diviso in due parti perche' il numero dei caratteri complessivi non ne permette la pubblicazione in una unica pagina. Quanto prima verra' rimosso da questo ambiente per essere reso visibile dal nostro portale.






L'EMBLEMA DELL'ALFA ROMEO

Radici, evoluzione e curiosita' dello stemma piu' affascinante dell'auto italiana



Il simbolo distintivo dell'Alfa Romeo e' sempre stato contraddistinto da una forma circolare, subendo pochissime variazioni nel corso del tempo e rimanendo fedele a se stesso: fin dalla sua nascita ha racchiuso al suo interno, suddiviso verticalmente in due parti, nella semisfera sinistra una croce rossa in campo bianco, simbolo della città di Milano, ed in quella destra il famoso biscione, cioè il serpente simbolo dei Visconti.

Le uniche rilevanti modifiche, se si eccettuano i logici ritocchi grafici dettanti dalle epoche che si sono succedute, hanno riguardato la cornice esterna dell'emblema:

* nel 1910 con la scritta ALFA e MILANO divise da due nodi sabaudi in onore del Regno d'Italia.
* nel 1918 con l'inserimento del nome ROMEO, dopo l'acquisto della fabbrica da parte di Nicola Romeo.
* nel 1925 con l'inserimento del simbolo in una modanatura consistente in una corona d'alloro in ricordo della vittoria dell'Alfa Romeo P2, condotta da Gastone Brilli-Peri, nel primo Campionato Automobilistico del Mondo.
* nel 1946 dopo la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno vengono inserite due linee ondulate in sostituzione dei nodi sabaudi.
* nel 1971, con l'apertura dello stabilimento Alfasud di Pomigliano, vengono tolte dal marchio l'indicazione MILANO, le linee ondulate e la corona d'alloro, giungendo così al marchio in uso ai giorni nostri.



BREVI CENNI STORICI SUI SIMBOLI RACCHIUSI DALL'EMBLEMA


Lo strano stemma dei Visconti

Sono numerose le ipotesi sull'origine del simbolo del serpente con l'uomo in bocca, laddove i francesi vi videro per sbaglio una lumaca.

Così scrive Bonvesin de la Riva nel «De Magnalibus Mediolani», riferendosi alla nascita dello stemma visconteo:

«Viene offerto dal comune di Milano a uno della nobilissima stirpe dei Visconti che ne sembri il più degno un vessillo con una biscia dipinta in azzurro che inghiotte un saraceno rosso; e questo vessillo si porta innanzi ad ogni altro; e il nostro esercito non si accampa mai se prima non vede sventolare da un'antenna l'insegna della biscia. Questo privilegio si dice concesso a quella famiglia in considerazione delle vittoriose imprese compiute in Oriente contro i saracini da un Ottone Visconti valorosissimo uomo».

Un altro noto cronista milanese, Galvano Fiamma, fa risalire la nascita del «biscione» con l'uomo in bocca allo stesso episodio, la vittoria di Ottone Visconti contro i Saraceni. Nel 1100 circa, mentre la seconda crociata metteva a ferro e fuoco il Medio Oriente, Ottone Visconti comandava i settemila milanesi che vi partecipavano. Durante l'assedio di Gerusalemme, Ottone affrontò in duello il nobile e valoroso saraceno Voluce che, simbolo della sua invincibilità, combatteva sotto l'insegna di un serpente che divorava un uomo. Si narra che mai cristiano avesse visto nemico più feroce e imbattibile; dopo ore di estenuante duello, Ottone riuscì a colpire l'infedele con un fendente mortale. Mentre il nemico giaceva a terra coperto del suo stesso sangue, Ottone lo spogliò delle armi e delle insegne che riportò, vittorioso, a Milano. Per non dimenticare l'episodio volle che la sua famiglia utilizzasse proprio quelle insegne modificandole e sostituendo l'uomo con un saraceno rosso.


LE ALTRE ALTRE IPOTESI

Probabilmente lo stemma ha un'origine più antica. Sembra che fosse simbolo di Milano molto prima dell'arrivo dei Visconti e potrebbe rappresentare il serpente di bronzo conservato in Sant'Ambrogio e forgiato da Mosè in persona. Come spesso accade nell'incertezza, la realtà si mescola alla leggenda in modo che sia impossibile disgiungere la prima dalla seconda e, anche per l'origine di uno dei più importanti simboli di Milano (in epoca recente è stato utilizzato dal Comune, dall'Inter, dall'Alfa Romeo e da Canale 5, che lo ha aggiornato sostituendo l'uomo nella bocca del serpente con un fiore), le leggende che si perdono nel passato sono molte. La più nota riguarda Azzone Visconti, nipote dell'arcivescovo Giovanni. Era il 1323 e Milano era impegnata in una logorante guerra contro i fiorentini. Le truppe milanesi, capeggiate dai Visconti, si erano accampate nei dintorni di Pisa in attesa di assediare la città degli odiati nemici. Al riparo degli alberi di un fitto boschetto appena fuori dalla città, i soldati si riposavano e rifocillavano. Azzone, stremato dalla lunga cavalcata della mattina, si stese al riparo di una pianta e si addormentò. Mentre il condottiero riposava, una vipera si infilò nel suo cimiero abbandonato sull'erba lì accanto. Al risveglio Azzone raccolse l'elmo e se lo mise. La vipera, invece di morderlo, sgusciò da un'apertura sulla parte superiore del copricapo da cui uscì sibilando. Azzone, senza farsi prendere dal panico, tolse l'elmo e lo appoggiò a terra permettendo all'animale di allontanarsi indisturbato. Per ricordare l'episodio, Azzone decise di rappresentare la vipera nello stemma di famiglia; per sottolineare il suo comportamento innocuo, la fece dipingere con un bambino in bocca.


LONGOBARDI - Le altre leggende hanno radici ancora più antiche. Una risale ai tempi di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, che si dice fosse antenato dei Visconti. La leggenda racconta che Desiderio si addormentò, stremato da un combattimento, all'ombra di un albero. Mentre riposava una vipera gli si arrotolò intorno al capo come una corona. Quando il re si risvegliò, la vipera sciolse le sue spire e si allontanò senza morderlo. Desiderio, messo al corrente dell'accaduto dai suoi uomini che avevano assistito a tutta la scena, ritenendo il fatto prodigioso, decise di rappresentare quel serpente nelle sue insegne, che poi sarebbero passate ai suoi discendenti, i Visconti.

UN DRAGO A MILANO
- L'analogia tra quest'ultima leggenda e quella riguardante Azzone Visconti è abbastanza chiara; di tutt'altro genere una leggenda che parla di un altro antenato della famiglia: tal Uberto Visconti.
Poco dopo la morte di Sant'Ambrogio sembra che a Milano fosse giunto un drago. La bestia viveva in una profonda caverna che si trovava nella zona oggi occupata dalla chiesa di San Dionigi. Nonostante il luogo, ai tempi, fosse al di fuori della cinta della città, capitava di frequente che qualche viandante finisse tra le fauci del drago. Molti temerari guerrieri cercarono di liberare la città dall'indesiderato ospite, finendo tutti come involontari pasti del mostro. La situazione in breve diventò insostenibile; la città languiva, gli abitanti avevano paura ad uscire di casa e il commercio, prima molto fiorente, era praticamente scomparso, poiché nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a Milano. Un giorno un cavaliere si propose per la nobile impresa di liberare la città dall'assedio della bestia. Il suo nome era Uberto Visconti. Il coraggioso cavaliere partì da Milano sotto un'alba livida. Era l'ultima speranza della città. Giunse alla caverna del drago mentre l'immondo animale si preparava a divorare un bambino catturato poco prima. Uberto liberò il bambino e cominciò a lottare con il drago. Si racconta che il combattimento finì solo al tramonto del secondo giorno, quando Uberto rientrò trionfante a Milano stringendo in pugno la testa del mostro. Milano era libera e Uberto Visconti raffigurò il mostro, che divorava il bambino, su quello che sarebbe diventato il vessillo della più importante famiglia milanese.

I FRANCESI - Un'ultima nota curiosa: si racconta che ai tempi di Filippo di Valois (1320 circa), cacciato dall'Italia dopo pesanti perdite, i Francesi fossero convinti che sullo stemma dei Visconti ci fosse una lumaca con un uomo in bocca. Non è chiaro se i soldati di Valois, mentre venivano battuti, avessero veramente visto «una lumaccia invece della vipera che sta rivolta con uno huomo rosso in bocca», o fossero solo scottati dalle batoste prese dai milanesi.
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Vecchio 30-06-2008, 12.19.27
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Predefinito stemma alfa romeo seconda parte

Lo stemma del Comune di Milano

E' costituito da uno scudo bianco o argento, a cui è sovrapposta una croce rossa; lo scudo è sormontato da una corona nera o d'orata. Il tutto è racchiuso ai lati da un ramo di alloro e uno di quercia, legati insieme da un nastro tricolore. Questo stemma nasce all'inizio del XI secolo ( 1045 circa ) grazie alla fusione dell'insegna della nobiltà ( di colore rosso ) con quella del popolo ( di colore bianco ) che raggiunsero la pacificazione dopo un periodo di lotte cruenti. Come si e' arrivati alla croce rossa su sfondo bianco non e' pero' del tutto chiaro: originariamente, i due colori vennero sempliciemente accostati, ma poi il rosso assunse la forma di una croce probabilmente per rircordare le gesta dei crociati, in particolare quelle del milanese Giovanni di Rho, che fu il primo a salire sulle mura di Gerusalemme per issarvi il simbolo della croce nella prima crociata avvenuta in terra santa e capitanata, nel 1095, da Ottone Visconti, antenato di quei Visconti che trecento anni piu' tardi sarebbero diventati i signori di Milano. Nel 1167, in seguito al giuramento di Pontida, si costituì tra le principali città del nord Italia la Lega Lombarda, il cui obiettivo era quello di combattere l'Imperatore e conquistare l'indipendenza. La Lega adottò come simbolo l'emblema di Milano. Nel 1176, nella trionfale battaglia di Melegnano, l'emblema sventolò issato sul "carroccio". Da quel momento l'emblema milanese diventò simbolo di autorità ed autonomia, e molte città del Nord Italia lo adottarono.



L'EMBLEMA NEL CORSO DEGLI ANNI


Il primo scudetto appartiene al periodo 1910 - 1915. Di forma circolare, è diviso in due parti: nella metà sinistra porta una croce rossa su fondo bianco; in quella destra, il serpente-drago dei Visconti che divora un nemico. A separare le parole ALFA ( Anonima Lombarda Fabbrica Automobili ) e MILANO, due nodi Savoia.


Lo scudetto originale subisce una prima modifica nel 1913, quando le lettere di ottone diventano bianche con contorno dorato ed aventi uno spessore maggiore. I nodi sabaudi vengono irrobustiti ed il Biscione semplificato. Nel 1915 Nicola Romeo rileva la società, e dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, nel 1918, la parola ALFA viene sostituita con “Alfa Romeo”. Il nuovo marchio, cosi' rappresentato, resta invariato fino al 1925.


Dopo la conquista del primo Campionato Automobilistico del mondo, nel 1925, conquistato da Gastone Brilli Pieri a bordo di una P.2, allo scudetto in essere si aggiunge una corona d’alloro in metallo argentato che percorre l’intera circonferenza. Per i primi cinque anni, questa corona e' di ampio diametro, ed aumenta la circonferenza complessiva del logo a 75 mm. Dal 1930 viene pero' ridotta, riportando lo stemma circolare a dimensioni piu' convenzionali, a circa 60 mm. Cambiano anche il colore del contorno, delle lettere e dei nodi, che diventano anch’essi argentati. Una curiosità: nel 1932 sulle vetture destinate alla Francia, appare l’insolita scritta “Alfa Romeo Paris”. Ma non e' l'unica variante del marchio, perche' in questo periodo sono gli stessi carrozzieri ad occuparsi della sua collocazione sulle vetture, e ne sono stati realizzati con differenze anche sostanziali.


A conclusione del secondo conflitto mondiale, nel 1946, con la proclamazione della Repubblica italiana, i due nodi sabaudi scompaiono dallo scudetto circolare, rimpiazzati da piu' semplici linee ondulate. Dal 1946 al 1950 inoltre, alcuni modelli adottano un marchio con nuova veste grafica con scritte e figure in rilievo su fondo rosso. Compare anche un marchio in metallo monocromatico montato su una 6C 2500 carrozzata da Pininfarina nel 1946, senza i nodi Savoia.


Bisognerà attendere il 1971, quando viene inaugurato lo stabilimento di Pomigliano d’Arco (Napoli), per vedere l’ultima modifica, quella in corso ancora oggi. Lo scudetto prende uno stile decisamente più moderno: il colore dei contorni e della scritta Alfa Romeo e' adesso dorato, il disegno del Biscione diviene fortemente stilizzato e scompare il trattino fra Alfa e Romeo. Inoltre, fatto ancora piu' importante, la perdita del carattere esclusivamente lombardo dell' Alfa Romeo, e' causa dell'abolizione della parola “Milano” dal mitico scudetto.


E su segnalazione del grande Ross ( Scafnapoli ) una piccola chicca scovata in internet che riguarda il logo del Biscione:

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Ultima modifica di AccaEmme : 09-08-2008 alle ore 13.49.04. Motivo: aggiunta di filmato
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