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Alfa Romeo 155 V6 TI DTM


Costruttore: Alfa Romeo
Tipo DTM
Peso 1060 kg
La Alfa Romeo 155 V6 TI DTM, fu la vettura da competizione con la quale l'Alfa Romeo decise di partecipare al DTM (Deutsche Tourenwagen Meisterchaft) con una squadra diretta da Giorgio Pianta, a quel tempo direttore del reparto corse Fiat, dal 1993 fino al 1996, anno in cui venne ribatezzato ITC (International Touring Car Championship).
Storia
L'arrivo in Germania non fu subito ben accetto ai fan tedeschi che tifavano per la vettura di casa, la Mercedes 190 DTM leader indiscussa del campionato, ma ben presto si dovettero ricredere perché la 155 non solo era una macchina velocissima ed affidabile, ma era anche guidata da due valenti piloti, Nicola Larini e Alessandro Nannini.
Nicola Larini sbaragliò tutti nel corso del campionato, tanto da vincere 10 gare su 20, ottenendo anche 3 pole position e laureandosi naturalmente campione. Nella gara del Nürburgring Nordschleife, che contava ben 25 km di pista, Larini vinse entrambe le manches, entrando nella storia della Casa milanese per aver riportato la marca a vincere su quel circuito dopo Tazio Nuvolari prima della guerra .
Dalla stagione successiva (1994), con l'avvento dell'elettronica, la 155, pur mostrando prestazioni superiori ai concorrenti rivali, cominciò ad avere problemi di affidabilità che costarono la vittoria finale in campionato in diverse occasioni.
L'avventura DTM per la 155 durò fino al 1995, e nel 1996 si traformò in ITC (International Touring Car Championship).
Palmares
Al termine della sua esperienza nel DTM l'Alfa 155 V6 TI fece registrare un record di 38 vittorie (più altre 3 in gare esibizione non valevoli per il campionato) rimanendo a tutt'oggi la vettura capace di ottenere il maggior numero di successi in questo campionato.
Le vittorie furono ottenute da sette diversi piloti: 17 Nicola Larini (+1), 13 Alessandro Nannini (+1), 2 Stefano Modena, 2 Christian Danner (+1), 2 Michael Bartels, 1 Kris Nissen, 1 Gabriele Tarquini.
Telaio
Presentata nel 1993, la 155 V6 TI DTM, derivava come estetica dall'Alfa Romeo 155 anche se in realtà telaio, meccanica e carrozzeria erano profondamente riviste.
Il telaio era di tipo tubolare, costituito da una complessa struttura a traliccio di tubi di acciaio, dentro al quale in posizione anteriore era adagiato il motore.
La carrozzeria da regolamento poteva essere modificata mantenendo però le linee originali infatti era completamente e fedelmente riprodotta in carbonio, inoltre al disotto della linea immaginaria che congiunge la metà inferiore delle ruote erano concesse prese d'aria, sfoghi, appendici libere, in base alla larghezza del modello di serie omologato dipendeva la larghezza della vettura da corsa infatti era consentito allargare le carreggiate di 10 cm, tanto che la 155 di serie venne addiritura modificata per questo fine.
La normativa imponeva un fondo piatto del corpo vettura per limitare l'effetto suolo, che tuttavia poteva raggiungere un valore importante di 800 kg alla massima velocità, questo grazie anche ad un alettone posteriore posizionato sopra il bagagliaio e uno spoiler sul paraurti anteriore a rasoterra.
Motore
La parte meccanica era veramente raffinata, materiali e tecnologie erano avanzati quanto le Formula 1 del tempo.
Il motore V6 Alfa Romeo di 2,5 litri di cilindrata montato in posizione anteriore longitudinale, passò nel corso delle stagioni dai 420 cv del 1993 ai finali 490 cv del 1996, erogati tra gli 11.500 e gli 11.800 giri/min e con un regime massimo di rotazione di 12.000 giri al minuto (limite massimo consentito dal regolamento), la coppia massima arrivò a valore di 32,4 kgm. Il monoblocco e le testate (realizzate dalla Cosworth) erano di sofisticate leghe di alluminio microfuso, 24 valvole a richiamo pneumatico, doppia accensione per ogni cilindro e lubrificazione a carter secco.
Dal 1993 fino alle prime corse della stagione 1996, venne utilizzato un motore V6 con angolo tra le bancate di 60°, rivisto profondamente ma comunque derivato dal V6 montato sulle Alfa Romeo di serie, questa unità arrivo a produrre fino a 470 cv e 31 kgm massimo dello sviluppo, per un peso di 106 kg. Per recuperare competitività e vincere il campionato, a metà stagione 1996, la 155 venne equipaggiata con un nuovo e più potente motore V6 con angolo tra le bancate di cilindri di 90°, infatti l'Alfa Romeo interpretando al meglio il regolamento tecnico che prevedeva per il motore oltre che una cilindrata massima di 2.500 cc, la derivazione da un'unità di serie della marca rispettando solo l'angolo della V e la distanza d'interasse tra i cilindri, riprese lo schema del motore V8 montato a suo tempo sulla Montreal opportunamente decapitato di una coppia di cilindri. La nuova unità offriva il vantaggio di una struttura semplificata dell'albero motore, mentre nella precedente versione a V di 60° vi era un perno di biella per ogni cilindro, nel nuovo erano invece affiancate a due a due sul medesimo perno di manovella, l'albero motore risultava quindi più semplice, più corto di 7 cm, leggero e quindi con meno sollecitazioni torsionali. Il nuovo motore raggiunse la potenza massima di 490 cv, il peso scese a 96 kg, queste nuove innovazioni contribuirono ad una serie di 6 vittorie consecutive.
Trasmissione
La trasmissione del moto era assicurata da un cambio sequenziale a 6 rapporti di tipo semiautomatico elettroidraulico comandato da bilancieri al volante, la trazione era integrale permanente, un differenziale centrale a bloccaggio controllato elettronicamente e due differenziali anteriore e posteriore autobloccanti, in base alla conformazione del circuito veniva modificata la ripartizione della coppia motrice al 35-40% sull'avantreno e 65-60% sul retrotreno.
Le sospensioni anteriori e posteriori erano a quadrilateri deformabili con puntoni diagonali (in inglese push-rod), il motore fungeva da elemento portante per la sospensione anteriore
L'impianto frenante era dotato di un sofisticato ABS fornito dalla Bosch, i dischi erano di acciaio autoventilanti, le pinze fornite dalla Brembo utilizavano soluzioni da F1.
Elettronica
La componente più avanzata e allo stesso tempo più costosa era l'elettronica, tanto da costituire metà del valore della vettura che al tempo era valutato in 900 milioni di lire; era dotata di tre centraline elettroniche principali ognuna delle quali specifica per motore, trasmissione e ABS, che dovevano lavorare in perfetta sintonia cosi da consentire di massimizzare le prestazioni.
Il peso minimo presritto era di 1060 kg, le prestazioni erano: velocità massima di 300 km/h, aveva una accelerazione che poteva far impallidire le Formula 1 di quel tempo, con uno scatto da 0-100 in 2.5 secondi, grazie alla sofisticata trazione integrale.
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