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Predefinito Conti in rosso per la prima volta

TOKYO - La recessione mette in ginocchio l'industria automobilistica mondiale. Il mercato dell'auto giapponese si prepara a vivere un 2009 da incubo con vendite inferiori ai 5 milioni di unità, ai minimi dal 1978. Il bilancio dell'esercizio 2008-09 (aprile-marzo) della Toyota infatti, si chiuderà con tutta probabilità con la prima perdita della storia del gruppo automobilistico giapponese.

I CONTI - È quanto emerge da un'analisi riportata dal quotidiano «Nikkei», secondo cui la causa sarebbe il crollo delle vendite di auto accusata su tutti i principali mercati mondiali. Ufficialmente la Toyota prevede un utile operativo di 600 miliardi di yen (circa 4,8 miliardi di euro), pur con una caduta del 74% rispetto al precedente esercizio. Stando al giornale, il crollo delle immatricolazioni ha toccato il picco in giappone, in europa occidentale e negli stati uniti con un impatto negativo sui conti del gruppo di 200 miliardi di yen sul risultato operativo. Il vertiginoso apprezzamento dello yen dovrebbe presentare un conto negativo per altri 200 miliardi. Inoltre la società sarà obbligata ad adottare massicci accantonamenti per coprire le perdite generate dalle sue attività del settore finanziario: voce che contribuirebbe a mandare in rosso il colosso dell'auto giapponese per la prima volta dalla sua storia: dal 1940.

CRISI MONDIALE - Ma è, più in generale, tutta l'industria automobilistica mondiale a soffrire della crisi in atto. Secondo le stime dell'associazione dei costruttori giapponesi (Jama), le vendite di autoveicoli nuovi in Sol Levante nel 2009 dovrebbero scendere sotto quota 5 milioni, portandosi così al livello più basso dal 1978. «Nel 2008 - dice un comunicato della Jama - le vendite di veicoli a quattro ruote, mini-modelli compresi, dovrebbero stabilirsi a 5,11 milioni di unità», con un calo del 4,5% rispetto al 2007, che era già stato uno degli anni peggiori da più di tre decenni. Per quanto riguarda il 2009, le vendite dovrebbero scendere a 4,86 milioni di esemplari (-4,9%) a causa anche del «mercato del lavoro deteriorato» e quindi della «minore propensione alla spesa da parte dei consumatori».


Fonte Corriere della sera
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