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Vecchio 14-04-2010, 20.23.04
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Ecco l’attesissima prova della nuova Alfa Romeo Giulietta. Dopo 150 chilometri tra la pista prova di Balocco e le strade statali della zona, possiamo confermare che Giulietta ci è piaciuta e che la grande attesa per questo modello è stata ben ripagata. La lunga giornata stampa ci ha permesso di analizzare gli aspetti tecnici e di marketing con l’amministratore delegato Harald Wester e poi di ammirare e guidare le vetture a disposizione.

Il primo impatto con la nuova segmento C di casa Alfa è migliore rispetto a quello delle foto ufficiali e del primo contatto al salone di Ginevra: nel mondo “reale” e in colori ed allestimenti più vari dimostra un bell’equilibrio stilistico, pur con un frontale molto prominente. I colori scelti per la presentazione, bianco e blu, valorizzano le forme della carrozzeria, muscolosa e caratterizzata da gruppi ottici di grande effetto grazie alla tecnologia LED. Come in molte altre vetture attuali, i gruppi ruota stentano ad imporsi visivamente, se non in misure extralarge, così i 16” delle versioni più piccole sembrano perdersi nei passaruota, mentre i 18” della Quadrifoglio Verde appaiono equilibrati rispetto alle forme della fiancata.

Ancora prima della conferenza stampa, non resistiamo alla tentazione e saliamo su alcune delle vetture a disposizione, per toccare con mano uno dei punti più controversi della Giulietta: quelli stessi interni che sono stati rivisti da Alfa prima del lancio e che, ancora oggi, fanno discutere. L’impatto globale è positivo, sopratutto per la posizione di guida e le regolazioni che accolgono guidatori di ogni statura (con un 99 percentile). Il cruscotto è piuttosto alto e massiccio, presenta finiture accattivanti nelle zone più visibili ma propone anche qualche caduta di stile: i panelli porta, sopratutto nella zona degli alzavetri, offrono materiali di qualità piuttosto bassa e soggetta a facili graffi. I comandi a deviatore, in stile 8C Competizione, hanno un rivestimento gommoso nella norma, mentre i comandi del clima sono intuitivi e molto grandi. Anche il cassetto portadocumenti appare un po’ esile, anche se piuttosto capiente

Lo schermo del sistema multimediale, in puro stile Bmw Serie 1, si trova al centro della plancia e si solleva all’accensione, ma è piuttosto scomodo il controller di destra dell’autoradio, lontano dal guidatore, che ne gestisce le varie funzioni. Bella la sensazione tattile del pomello cambio metallico e del volante: anche se ereditato della più piccola MiTo, presenta un corretto dimensionamento senza esagerare nel diametro della corona e, negli allestimenti sportivi, la finitura mista pelle ed alcantara è davvero azzeccata. Queste versioni propongono anche l’imperiale nero, una soluzione che comunque non rende claustrofobico l’abitacolo, nonostante la linea di cintura alta.

Harald Wester, nel sua lunga conferenza stampa, ha sottolineato i grandi sforzi profusi nella realizzazione della nuova piattaforma C Evo, qui al debutto con Giulietta, ma destinata a diventare la vera spina dorsale per le future auto del gruppo. Una attenta analisi del mercato e della concorrenza ha spinto Alfa Romeo a creare una vettura del segmento C Premium capace di sfidare le concorrenti più blasonate, proprio in quella fascia di mercato che da sola vale ormai un quinto delle vendite globali. Giulietta punta sulle qualità di confort e sicurezza unite al piacere di guida ed a scelte tecniche votate a contenere il peso ed ottimizzare l’handling, risultando così la migliore del suo segmento nell’assorbimento delle sconnessioni, senza per questo esagerare con rollio e beccheggio. Il target di clienti proviene per il 50% da segmenti inferiori e superiori ed è sicuramente molto esigente, per questo Alfa non nasconde di aver preso come termine di paragone sopratutto la concorrenza tedesca.

Finalmente giunge il momento di guidare Giulietta e ci sediamo al volante di una 1.4 Multiair 170 Cv Distinctive con pacchetto Sport. Se le prime impressioni sono quelle che contano, bastano davvero pochi metri per innamorarsi dello sterzo, così diretto, preciso e ben calibrato da far dimenticare che si tratti di una unità con servoassistenza elettrica: il sistema Dual Pinion fa il suo dovere e la percezione del lavoro del McPherson anteriore è davvero netta. Sulle strade statali si apprezza subito la generosa coppia del Multiair, molto fluido e morbido nel funzionamento e più simile ad un grosso motore diesel di ultima generazione nella sua erogazione dei 250 Nm di coppia: già al di sotto dei 2000 giri la spinta è corposa ed è inutile spingersi oltre i 6000 giri, mentre la sonorità non si fa mai invadente, pur con un suo carattere peculiare.

Intervenendo sul manettino DNA, qui evoluto e capace di gestire più parametri personalizzabili, Giulietta cambia carattere e sfodera una inedita grinta: sterzo più pesante e presente, funzione overboost, acceleratore più pronto, differenziale Q2 attivo, controllo di stabilità VDC più permissivo ed una innovativa gestione dell’impianto frenante che rende più pronta la reazione al pedale. Tutto questo non è solo scritto nella cartella stampa, ma è chiaramente percepibile al volante della vettura, che si fa così perdonare alcuni aspetti negativi che saltano subito all’occhio: oltre ai comandi scomodi del sistema multimediale, corredato per l’occasione di nuove schermate in modalità dynamic con accelerazione G e pressione turbo, i sedili sportivi non contengono abbastanza il corpo nelle curve, inoltre la rumorosità aerodinamica degli specchietti retrovisori diventa presto fastidiosa nei trasferimenti autostradali.

Guidando nel traffico, magari con il sistema start-stop attivato tra i semafori, il Multiair si fa apprezzare per l’ottima elasticità e la silenziosità ai bassi regimi, mentre l’assetto segue le sconnessioni in maniera composta, senza per questo rinunciare ad una buona rigidità quando è possibile forzare qualche curva. Il consumo medio durante la prova è stato di circa 10 km/l, un valore probabilmente migliorabile con una guida più attenta e non sfruttando spesso la modalità più sportiva, ma resta la piacevole sensazione di tornare a guidare motori a benzina sportiveggianti al posto dei “soliti” diesel, per quanto evoluti, silenziosi ed efficienti. La casa dichiara per questo propulsore un consumo extraurbano di soli 4.6 l/100km, con emissioni pari a 134 g/km di CO2.

Al nostro rientro al centro prove di Balocco ad aspettarci ci sono le Quadrifoglio Verde e la pista di collaudo: l’impatto estetico della versione più cattiva è davvero positivo, anche se esteticamente pochi dettagli la rendono unica rispetto al pack sport opzionale per le altre motorizzazioni. Anche sedili, volante e finiture sono simili alla vettura già provata, quando ci saremmo aspettati un po’ più di esclusività da un modello che porta un nome così “pesante” come Quadrifoglio Verde. Il 1750 Tbi, qui nell’inedito powerstep da 235 Cv, si fa perdonare subito per l’attesa con un rombo più grintoso, ma sempre molto (troppo ?) discreto.
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Ultima modifica di marcoboss156 : 15-04-2010 alle ore 00.15.43.
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