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Vecchio 08-01-2009, 16.43.59
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Predefinito Tutto quello che c'è da spaere sull'Alfa romeo e le sue origini

La storia del marchio di fabbrica


Scudetto e stemma Alfa Romeo

L'Alfa Romeo ha tra le sue caratteristiche anche quella di non avere mai modificato radicalmente il proprio marchio distintivo, infatti sin dalla nascita ha scelto un marchio circolare suddiviso

verticalmente in due parti, sul lato sinistro la croce rossa in campo bianco, simbolo della città di Milano e sul lato destro il famoso biscione, cioè il serpente simbolo dei Visconti.
Le uniche modifiche riguardano la cornice esterna:
• Nel 1910 con la scritta ALFA e MILANO divise da due nodi sabaudi in onore del Regno d'Italia.
• Nel 1918 con l'inserimento del nome ROMEO, dopo l'acquisto della fabbrica da parte di Nicola Romeo.
• Nel 1925 con l'inserimento del simbolo in una modanatura consistente in una corona d'alloro in ricordo della vittoria dell'Alfa Romeo P2, condotta da Gastone Brilli-Peri, nel primo Campionato Automobilistico del Mondo.
• Nel 1946 dopo la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno vengono inserite due linee ondulate in sostituzione dei nodi sabaudi.
• Nel 1971, con l'apertura dello stabilimento Alfasud di Pomigliano, vengono tolte dal marchio l'indicazione MILANO, le linee ondulate e la corona d'alloro, giungendo così al marchio in uso ai giorni nostri.
L'occupazione all'Alfa Romeo
Alla nascita nel 1910 l'azienda Alfa poteva contare su circa 250 dipendenti, cresciuti a 2.200 nel 1919 nella fase di ricostruzione dopo il primo conflitto mondiale e nuovamente ridotti a 1.200 all'inizio degli anni '20 durante la prima crisi economica. Negli anni successivi, con l'ampliamento delle capacità produttive e la diversificazione, il numero dei dipendenti continuò a crescere per superare le 6.000 unità nel 1937 e giungere alla ragguardevole cifra (per l'epoca) di 8.000 durante la seconda guerra mondiale quando la produzione di motori per aereo divenne una parte preponderante delle attività del Portello. Già pochi anni dopo la quasi completa distruzione dello stabilimento, nel 1950, con l'inaugurazione delle prime catene di montaggio per la costruzione delle Alfa Romeo 1900 la forza lavoro era ritornata oltre le 6.000 persone e continuarono da quel momento a crescere, anche grazie all'apertura dei nuovi stabilimenti di Pomigliano ed Arese, fino a raggiungere nel 1982 circa 30.000 dipendenti (qualche migliaio a Milano Portello, 8.000 a Pomigliano d'Arco e 19.000 a Arese). La profonda crisi iniziata negli anni '80 ha portato ad un continuo ridimensionamento dello stabilimento di Arese, con la riduzione della forza produttiva a 16.000 persone nel 1986 e a 9.500 nel 1994, per giungere alla situazione odierna che vede il Portello chiuso, Arese con ancora solo 500 dipendenti tutti in cassa integrazione e Pomigliano che ha ancora solo circa 6.000 lavoratori.
Lo stabilimento di Arese
Da inizio anni '60 Arese è divenuta nota come sede dell'Alfa Romeo e del più grande stabilimento della stessa.
L'impianto industriale Alfa Romeo di Arese ricopriva un'area molto ampia che spaziava dal comune di Lainate a quello di Garbagnate Milanese. Oggi la fabbrica è totalmente chiusa e dismessa, dato che la Fiat ha preferito andare a progettare e produrre veicoli in altri impianti in Italia ed all'estero. Arese e lo stabilimento sono localizzati in una zona strategica, in quanto attorniati da importanti vie di comunicazione come la nuova Alta Velocità ferroviaria, l'Autostrada dei Laghi per l' Aeroporto Malpensa e poco distante l'autostrada A4 e la Tangenziale Ovest che collega la A1 e la A7. Un fatto curioso che riguarda i dipendenti di Arese è l'altissima presenza di parlamentari tra essi: ben trentuno persone lasciarono lo stabilimento per occupare un posto a Montecitorio; tra di loro il più noto è Luigi Malabarba, senatore dimessosi a ottobre 2006.
Gli anni '60 [modifica]
Lo stabilimento costruito a inizio anni '60 per sostituire il Portello, iniziò l'effettiva produzione nel 1963 con la Giulia GT, e dall'anno successivo della Giulia.
Nei piani originari si sarebbe dovuti arrivare ad avere la produzione già nel 1962, data di prevista presentazione ed inizio commercializzazione della Giulia. Ciò non fu possibile poiché i lavori di costruzione, appaltati a numerose ditte, continuavano a subire ritardi, rendendo la situazione un grande problema per la dirigenza: o si ritardava l'uscita della Giulia (nel 1962 già pronta) o si faceva partire la Giulia dal Portello, via via trasferendo la produzione, senza interromperla, una volta che la prima fase di Arese fosse stata conclusa.
Prevalse la seconda ipotesi e la Giulia partì dal Portello dove in seguito, "alleggerito" di lavoro, sarebbe rimasta solo la produzione della Giulietta. Si prevedeva infatti che la nuova vettura avrebbe causato una flessione delle vendite (come in effetti causò, ma non in modo troppo significativo) della sorella minore.
Gli anni '70 e '80
A fine anni anni '60 ad Arese erano iniziate delle rivendicazioni sindacali molto dure con scioperi e manifestazioni; gli operai ottennero svariate conquiste e lo stabilimento si meritò l'appellativo di "Cattedrale dei Metalmeccanici". Fino a metà anni '70 Arese e l'Alfa Romeo vissero un periodo di continuo sviluppo, arrestatosi in seguito alle due crisi energetiche che causarono anche all'Alfa Romeo, come ad altre case automobilistiche sportive, un grande calo di vendite. Nel 1982 Arese contava circa 19.000 dipendenti ed erano quattro i modelli prodotti: Alfetta, Nuova Giulietta, Alfa 6 ed Alfetta GT e GTV. Nel 1986 l'Alfa Romeo viene ceduta alla Fiat dall'IRI, i dipendenti sono 16.000 ma ad un anno dall'acquisto in cassa integrazione vi sono 6.000 operai.
Immagini allegate
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My garage:
Alfa Romeo 90 1.8 carburatori 1985 A.S.I.
Alfa Romeo 164 3.0 V6 i.e. 192hp 1988 A.S.I.
Ford Escort cabriolet 1.4 Ghia 1988 A.S.I.
Audi A6 1.9 TDi sedan 2003
Opel Astra GTC 1.3 CDTI 2008.
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