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Vecchio 28-12-2009, 19.56.25
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LA NASCITA DELLA NUOVA ALFETTA


Con queste premesse e in questo clima, all’Alfa si misero al lavoro per inventare la sostituta dell’Alfetta.
Di progettare un nuovo schema meccanico, neanche a parlarne, c’era il transaxle dell’Alfetta che andava bene, anche se non benissimo: la manovrabilità del cambio era compromessa ed ormai inaccettabile, e quindi venne rivista, ma non rimediata completamente. I motori, praticamente gli stessi dell’Alfetta, vennero deliberati per il nuovo modello, che finalmente avrebbe avuto in dote anche il 6V molto apprezzato della 6 e della GTV: solo il bialbero di 1570 ed il 2.0 turbodiesel non vennero ritenuti idonei per questa nuova alfa, che in seguito adottò una originale, o quasi vista l’esigua diffusione della Alfa 6 2.0, versione del 6 cilindri con cilindrata ridotta a 1996 cc e gestita da un inedito, questa volta a ragione, sistema di alimentazione/accensione appositamente studiato (CEM).
I motori a carburatori di 1.8 e 2.0 derivavano direttamente non dalla versione della Alfetta che andavano a sostituire ma, se vogliamo, da quelle degli anni 70…
Il raffinato bialbero 2.0 alimentato ad iniezione con variatore di fase, già visto sulla versione Quadrifoglio Oro dell’Alfetta, equipaggiava la versione quasi al top della gamma, rappresentato dalla 2.5 Quadrifoglio Oro, dotata peraltro, a differenza delle altre di una strumentazione completamente digitale e da un più raffinato rivestimento dei sedili, oltre che per una completa dotazione di servomeccanismi per sedili ed alzacristalli: completava la dotazione di questa ammiraglia l’aria condizionata di serie ed il volante rivestito in pelle.
Un anno più tardi la stessa dotazione di accessori, al di fuori del cruscotto digitale, equipaggiò la sopraccitata versione 6V di soli 2 litri, pensata per il mercato interno, schiavo dell’iva pesante al 38%.


Le altre versioni, pur non potendo contare su questi accessori erano comunque dotate di un interno elegante e comodo. Molti particolari degli interni di questo nuovo modello, vuoi per pura economia, vuoi per manifestata validità (bocchette d’aerazione, freno a mano, pannello comandi climatizzazione) le ritroviamo su vetture alfa di successiva realizzazione.
Tutte le versioni erano inoltre dotate di una strumentazione completa anche di check-control pur se posizionato in una zona anomala: sarebbe stato sufficiente lasciarlo li dov’era sull’Alfetta…
Alla luce di quanto esposto quindi, la nuova vettura, a livello di meccanica e di interni faceva rimpiangere poco o nulla rispetto all’Alfetta, vettura che aveva riscosso a suo tempo un notevole successo di pubblico oltre che per le qualità meccaniche e dinamiche indiscutibili, anche grazie ad una linea veramente riuscita. E già, la linea…
Avendo mantenuto il medesimo pianale della progenitrice, per ovvi motivi le misure caratteristiche dovevano rimanere pressocchè le stesse. Per questa ragione, ed anche perché erano già pronte in casa, vennero mantenute anche le sagome delle portiere anteriori e posteriori: così facendo, il volume centrale della vettura risultava praticamente identico a quello della Alfetta, si ovviò in parte praticando una scalfatura lungo la linea del diedro, scalfatura che a quel punto percorreva tutta la fiancata, sia sul parafango anteriore che su quello posteriore: questa soluzione si dice che sia stata adottata per irrigidire le lamiere e venne suggerita da Bertone al quale si deve la linea della 90, questo è il nome della sostituta dell’Alfetta, un nome che sta a significare la proiezione verso il futuro, gli anni 90 appunto. Tuttavia, presentata nel 1984, questa macchina gli anni 90 non li vide neanche da lontano, in quanto ben presto, nel giro di 3 anni, scomparve dai listini, nonostante il tentativo, effettuato nel 1986, di rilanciarla, attraverso una massiccia pubblicità, con la nuova versione Super.
La scalfatura di cui sopra, da un lato fece di necessità virtù, in quanto contribuì, visivamente, a rendere snella e slanciata la fiancata: anche posteriormente, pur mantenendo i canoni stilistici della casa con coda alta ad indicare un ideale andamento a cuneo, era distinta da due gruppi ottici a sviluppo orizzontale uniti da una linea catarifrangente rossa (altro dettaglio ripreso su molte future alfa) che davano un insieme al contempo moderno, sportivo e gradevole.
Tuttavia, il risultato globale ottenuto, seppur al passo con i tempi (all’epoca i gusti tendevano ancora verso spigoli e linee tese), mancava di quella personalità tipica che ha contraddistinto da sempre una Alfa Romeo, come se qualcuno, stavolta, non avesse avuto il coraggio di osare…coraggio che non mancò, un anno più tardi, in occasione del lancio della Alfa 75: altro esempio di vetture disegnata in casa con quello che c’era e con quello che era rimasto, ma con un sapiente richiamo ad una immagine moderna già collaudata (e gradita), quella dell’Alfa 33 e, come già detto, rischiando qualcosa in termini di eccessi e vistosità.
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Crosswagon distintive
147 1.6 T.S. 120 cv. 5 porte nata progression ora diventata + che distintive http://forum.alfaclub.it/showthread.php?t=324
Alfa 75 3.0 V6 America la cattiva http://forum.alfaclub.it/showthread.php?t=1409
Alfa 90 2.5 V6 Quadrifoglio oro l'ammiraglia http://forum.alfaclub.it/showthread....2109#post42109
Alfasud Giardinetta.. in attesa di un lungo restauro
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